Un tempo si era orgogliosi di sentire la frase: “Questa è la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente”. Si immaginava una stampa orgogliosamente indipendente. Oggi la stampa recita un copione monotono, ammorbante, divisivo con un unico colpevole, il politico.


  Quante volte si sente ripetere la frase: è la stampa, bellezza, ripresa dal film L’Ultima Minaccia con l’ indimenticabile battuta sulla bocca del grande Humphrey Bogart: “Questa è la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente,  con il sottofondo delle rotative, fiero di aver salvato il suo giornale da minacce esterne. (A fondo pagina è riportato il link con la scena del film)

Fu, quindi, una frase che presupponeva la necessità di salvaguardare valori irrinunciabili contro lo strapotere di alcuni, contro minacce alla libertà, contro arroganza e prepotenza.

Oggi, è ancora così? Possono i giornalisti nostrani permettersi di dire a chicchessia: è la stampa, bellezza e tu non ci puoi fare nulla?

Non credo. Oggi la stampa, salvo le dovute rare eccezioni di gran merito e prestigio, è ripiegata su un’autoreferenzialità permalosa e perniciosa; si accontenta di rovistare nella spazzatura dei sentimenti e, soprattutto, si preoccupa di fare il solletico alla pancia della povera gente, accondiscendendola nei suoi sentimenti di naturale paura e rabbia e convogliando il suo malumore verso un solo colpevole: il sistema politico.

E, sinceramente, non se ne può più. Io, almeno, non ne posso più.

Non ne posso più di sentire Mentana a la7 dire: a Milano c’è la cerimonia a ricordo del dj Fabo, morto assistito in Svizzera, e la politica tace;
non ne posso più di leggere, di fronte al problema delle adozioni, frasi come quelle scritte oggi dal Direttore del Corriere, Luciano Fontana: “quello che mi preoccupa è l’assenza della politica che, di fronte a questi fatti, gira la testa dall’altra parte”;
non ne posso più di sentire o leggere: ci sono sciacalli tra le rovine del terremoto, ma la politica non interviene.
Non ne posso più di vedere in tv i vari Formigli, Belpietro, Merlino, Paragone, Floris che, in nome di una purificazione salvifica, azzannano il politico di turno e lo immolano allo stesso modo in cui i pastori Himba della Namibia, in Africa, tengono acceso un fuoco ancestrale perenne per rendere omaggio al loro Dio.

Fino a quando la stampa non saprà distinguere e responsabilizzare, continuando a scaricare solo sul sistema politico ogni qualsiasi situazione, evento, storia, notizia, fatto, dando alibi continui a noi cittadini, i governi continueranno ad essere deboli o impotenti, lo Stato farà solo comparsate, la burocrazia dilagherà, topi e volpi troveranno di che saziarsi.

Enzo C. Delli Quadri