Se c’è una cosa che funziona in Italia è la demagogia. Vince chi riesce ad essere più demagogo, chi riesce ad urlare una rabbia inconsulta e ingenerosa, chi riesce a trasformare una non-verità in verità assoluta. E’ il trionfo del populismo a chili.
Il sindacato era pressoché sparito dalla circolazione politica; era in chiara crisi profonda perché in sostanza rappresentativo non dei deboli ma delle fasce più protette dei lavoratori (ed ex lavoratori); era oramai visto come un potere parassitario.
Il no al referendum del 4 dicembre 2016 lo ha ringalluzzito e, in questi giorni, gli permette di rialzare la cresta e cogliere un primo risultato: La cancellazione dei voucher.

Chiunque abbia una famiglia con figli molto piccoli o anziani non molto bene in salute, chiunque abbia un’ impresa artigianale, in particolare se individuale, conosce molto bene la difficoltà di poter ottenere legalmente, se non attraverso pratiche burocratiche fastidiose e complicate, l’aiuto di una baby-sitter o di una badante, per la propria famiglia, o di un aiuto occasionale per la sua piccola attività, in momenti dell’anno o del mese del tutto particolari.

I più, negli anni scorsi, in assenza dei voucher, hanno fatto ricorso al lavoro nero pagato male e poco, con umiliazione e disdegno per il lavoratore.

L’introduzione dei voucher costituiva una conquista liberale, efficace ed efficiente, a tutti gli effetti. Questi buoni, salvo che non siano utilizzati con spregiudicatezza e illegalmente (la qual cosa non sarebbe diversa dal lavoro in nero) danno dignità al lavoratore, consentono un compenso discreto e, importante, il pagamento dei corrispondenti contributi utili alla posizione assicurativa (infortuni) e previdenziale (pensione) del lavoratore; ma cosa, ancor più importante, aumentano le opportunità e le possibilità di scelta legale e legittima di tutti, lavoratori e datori di lavoro, permettendo un incontro fra domanda e offerta che in tempi di crisi può fare solo bene al sistema.

Ma chi ha votato No al referendum del 4 dicembre 2016, forse a sua insaputa, senza volerlo, ha indebolito l’opera del governo che mirava ad aggredire il sistema paludoso italiano in tutte le sue sfaccettature (lavoro, giustizia, pubblica amministrazione, scuola, ambiente, appalti, …).

L’ha talmente indebolito che, oggi, è costretto a un’ulteriore resa, dopo quella sulla legge elettorale: l’abbandono della pratica dei voucher. Risultato? Il risultato sarà il ritorno al lavoro nero, con famiglie e piccoli imprenditori lasciati allo sbando di un mercato incontrollato, illegittimo e illegale. Quei “lavoretti” retribuiti in voucher torneranno a essere affidati al mercato nero, con buona pace dei sindacati che continuano a far credere che l’occupazione possa aumentare solo con disposizioni legislative.

Queste sono le scorie del NO al referendum del 4 dicembre 2016 e, purtroppo, queste sono quelle meno importanti. Queste devastanti arriveranno con il ripristino totale del ruolo delle Province, con l’arrogante e arrembante posizione del ruolo delle Regioni rispetto allo Stato, con i senatori che, usciti dalla penombra in cui era stato posto il senato, si sentono, già ora, depositari di tutte le verità e pronti a sfidare tutti e tutto, con i consiglieri regionali che potranno respingere al mittente ogni negativa formulazione nei loro confronti.

Il popolo italiano si consolerà convinto che la colpa sia solo di Renzi o di chi governa o governerà, non piuttosto sua che si è lasciato abbindolare dai D’Alema, Grillo, Berlusconi, Bersani, Gotor, Travaglio, tutti lieti di danzare, con l’ascia in mano, sul corpo martoriato dell’Italia.

Enzo C. Delli Quadri