Ti hanno illuso dicendoti che sarebbero bastate poche settimane per una nuova riforma costituzionale e una settimana per una nuova legge elettorale. La situazione di stallo politico e di palude maleodorante è sotto i tuoi occhi: per una nuova riforma costituzionale occorrerà attendere anni; per una nuova legge elettorale c’è poco da sperare; al 99% si andrà a votare con le norme messe insieme da un taglia e cuci della Corte Costituzionale, norme talmente confuse e incomplete che assicureranno solo una “tranquilla” ingovernabilità.
A questo aggiungi quel che sta succedendo con le Province
Se il 4 dicembre fosse passato il referendum costituzionale, la sorte delle Province sarebbe stata definitivamente segnata. La legge Delrio le aveva ridimensionate, il Si al referendum le avrebbe definitivamente cancellate e con esse sarebbero spariti gli sprechi e le inefficienze che le hanno accompagnate per decenni.
Invece, adesso, dopo la schiacciante vittoria del NO popolare alla riforma, le Province hanno ripreso a rumoreggiare.
- Hanno chiamato in causa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella;
- hanno veicolato uno scroscio di lamentele: “Siamo alla fame, il Governo ha fatto troppi tagli”;
- alle lamentele hanno fatto seguire la richiesta ufficiale e istituzionale di un decreto legge per ripristinare i finanziamenti soppressi dal governo.
Dovrebbero opporsi:
- Berlusconi che nel 2010 sentenziò: «Le Province? Sono inutili».
- Molti personaggi della Sinistra che spararono a palle incatenate proprio contro le Province.
- Beppe Grillo che, solo tre anni fa, diceva: «Noi vogliamo abolire seriamente le Province e in tutti questi anni non c’è stato uno del Movimento Cinque Stelle che si sia candidato alle Province. Non ci siamo mai candidati perché vogliamo realmente abolirle, risparmiando due miliardi».
- La Lega che fu molto elogiata da Eugenio Scalfari proprio perché voleva ridurre il ruolo delle province: “Bravo Calderoli – scrisse Scalfari – è giusto che siano eliminati Province, Prefetti e relativi Questori, più i loro cospicui indotti, come pure è giusto l’accorpamento di Comuni piccoli e piccolissimi, sulla scia del progetto disegnato da Prodi già nel 1996”.
Non credo che, dopo la loro campagna per il si al referendum, avranno il coraggio di farlo.
Anzi, forte di questa situazione, il mondo politico ha iniziato, già a livello locale, per poi approdare in Parlamento, la battaglia per il clamoroso ritorno all’elezione diretta dei consigli provinciali da parte dei cittadini. E vai………!!!!!
T’è piaciuta (la provincia)? Tienatella cara cara!…..
Enzo C. Delli Quadri