Ottant’anni sono una bella età per accumulare conoscenze ed esperienze, attraverso fatti o persone, buone e brutte. Tra queste ultime ne ho incontrata una, in particolare, che, durante un pranzo di lavoro, evidentemente sotto l’effetto dei fumi di un buon vino, si lasciò andare a confidenze…inconfessabili. Raccontò, infatti, di sue malefatte riconducibili a una sua officina che promuoveva controlli gratuiti dei fumi di scarico oppure revisioni a prezzi stracciatissimi. Tale promozione nascondeva un trabocchetto: i suoi meccanici dovevano adoperarsi in tutti i modi per inculcare nei clienti il dubbio che qualcosa non funzionasse nel motore o nei freni o nell’albero motore o negli ammortizzatori. I tapini entravano per un’operazione gratuita o molto scontata e, i più, uscivano, anche soddisfatti, per riparazioni fantasiose e costose.
La mia impressione è che ciò sia accaduto e ancora accada anche nei poliambulatori o nelle cliniche a gestione privata o convenzionata, dove si entra per un semplice mal di schiena, curabile con l’aspirina, e si esce con una sfilza di prescrizioni per analisi anche strumentali, cui faranno seguito altre analisi se non addirittura interventi.
Parlo di cliniche private o convenzionate e non di ospedali perché negli ospedali pubblici, anche se la malasanità può essere quotidiana, non corrono parcelle private particolari e il sistema sanitario, sotto osservazione continua, è costretta a operare con prudenza e in tempi lunghi con l’obiettivo di curare i pazienti senza arrecargli troppi danni; nelle cliniche private, viceversa, il sistema pare abbia l’obiettivo di intrappolare il paziente, vivisezionarlo e mantenerlo ammalato per poterselo tenere ben stretto.
Certo, è una mia percezione, una mia impressione che riporta a un famoso film di Ugo Tognazzi: “Il fischio al naso”. Il film è ispirato al racconto di Dino Buzzati “Sette Piani”. L’industriale Giuseppe Inzerna, afflitto da un fastidioso ma innocuo sibilo alle vie respiratorie, viene indotto al ricovero in clinica; lì, viene sottoposto – alquanto di malavoglia – ad esami, analisi e prime cure. Il fischio al naso scompare ma si manifestano altri sintomi. Inzerna rifiuta di considerarsi malato e tuttavia ha paura di tornarsene a casa contro il parere dei medici, i quali, ora con una scusa ora con un altra, lo fanno progressivamente salire di piano in piano, dal primo al settimo; in ognuno di questi sono ricoverati degenti sempre più gravi. Inzerna è sempre più solo e indifeso……….
Enzo C. Delli Quadri