Il 10 maggio scorso, di fronte allo stupro subìto il 10 maggio da una minorenne di Trieste e per cui è accusato un cittadino iracheno che ha chiesto l’asilo nel nostro Paese, Debora Serracchiani, presidente Pd del Friuli Venezia Giulia e fino a quindici giorni fa vicesegretaria dei democratici, ha deciso di pubblicare questo comunicato stampa per condannare l’atto.
“La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza”. Questa frase ha scatenato una lunga serie di polemiche strumentali con assurdi e impropri riferimenti al razzismo.
Non è accettabile questa confusione .
In primo luogo Debora Serracchiani non fa riferimento né al colore della pelle, né alla religione, non è razzista; fa esclusivo riferimento a un comportamento scorretto e pusillanime commesso da un individuo che è stato da noi accolto e rifocillato e a cui l’Italia ha dato fiducia. Il suo atto non è riconducibile allo stesso atto commesso da un cittadino italiano. Non può esserlo se non si vuole che regnino l’ipocrisia e il menefreghismo.
In secondo luogo Debora Serracchiani non è un frate o un prete o un monsignore; non lo si può paragonare a Monsegneur Myriel de I Miserabili che abbraccia e perdona il delinquente Jan Valjean dopo essere stato da questi derubato, nonostante lo avesse accolto e rifocillato ampiamente.
Debora Serracchiani è un politico e, come tale, deve rispondere alle esigenze del paese e della collettività in cui vive, senza pregiudizi, senza ipocrisia, con coraggio e determinazione e, soprattutto senza falsi ideologismi.
E le esigenze, oltre il buon senso, dicono che per chi è accolto nel nostro paese, per chi è accudito e rifocillato, non può valere la stessa regola che vale per un comune cittadino: per quell’individuo deve valere l’aggravante pesantissima di aver mancato ai suoi elementari doveri di fronte al Paese che lo ha accolto.
Suonano, pertanto, assurde e pretestuose le polemiche sùbito sollevate dai vari schieramenti politici pronti ad azzannare ogni più piccolo brandello di verità e buon senso, pur di rincorrere un brandello, ancorché viscido, di consenso elettorale.
Enzo C. Delli Quadri