Uomini e animali: l’agnello va difeso; il derelitto, punito (?!?)

Apprezzo gli animalisti. Giusto che le emergenze ambientali abbiano provocato la nascita di una diffusa coscienza ecologica. Gli animali vanno trattati con rispetto e senso della distanza: è il modo più convincente di amarli.

Compiango, invece, chi ci si relaziona come a persona, tanto da preferire animali in casa piuttosto che bambini. Si finisce per sconfinare in una smodata passione verso le bestie e si arriva a dire quella frase, a mio avviso detestabile: “Sono meglio le bestie dei cristiani”. Spesso, la frase segue a manifestazioni di odio per immigrati e rom, per gay e criminali.

Detesto, infine, gli animalisti d’accatto, quelli dell’agnello appena nato, del micino, del gattino, del cagnolino, dell’uccellino, quelli, insomma, che piangono per una ferita prodotta casualmente al loro micio ma restano indifferenti o sono grati a chi si premura di schiacciare una vespa, una mosca, un baco da seta o si premura di uccidere, per loro, un serpente per farne borsetta, un ermellino per farne pelliccia, un vitello per farne bistecca.

In queste ultime persone, sembra smarrirsi l’amore per l’uomo, specie quello derelitto. E si arriva all’assurdo di fondare un partito “animalista” odioso (nella sua bandiera si notano un cane, un gatto e un uccello. Gli altri animali?) che sa tanto di canna da pesca con uncino per un elettorato senza schema che si muove a detrimento dell’impegno, che deve essere prioritario, nei confronti dell’essere umano.

E’ necessario un debito distinguo tra chi difende con coraggio gli animali, vedendo, nell’equilibrio tra specie, una ragione di salute del pianeta, e chi di questa battaglia fa un feticcio buono alle proprie frustrazioni o alle proprie intenzioni politco-elettorali. Una cosa è provare piacere ad accarezzare un cucciolo, salvare una tartaruga e ammirare un cavallo che corre in un bosco. Altra è assumerli a contesto politico per raggiungere il potere ed, in questo, giungere a conclusioni sconclusionate quali questa: Chi ha scelto di non magiare la carne, lo fa per non “cibarsi dei propri fratelli e sorelle”. Basta fare un giro su alcune pagine dei social e ci si imbatte in commenti di biasimo, denigrazione, disprezzo verso l’uomo. Commenti o riflessioni che si possono leggere: “Amo gli animali e odio le persone; “la vera bestia è lui, l’uomo”, ”conviene adottare un animale piuttosto che un figlio”.

Mi pongo alcune domande: i problemi degli animali sono realmente i problemi più urgenti e gravi del nostro pianeta?

Ci si indigna per come sono trattati e ammassati gli animali; come mai non c’è la stessa indignazione quando ad essere ammassati sono gli esseri umani: detenuti in carceri superaffollati, persone che vivono in 7 in abitazioni di 40 mq, migranti che muoiono sui barconi stracolmi?

Il povero gatto o cane in un canile riescono a muovere più compassione rispetto ai tanti disperati senza un tetto o di quanti annegano.

Si è indifferenti a chi ci sta di fronte e accanto, si è insensibili e indifferenti alla tante atrocità e crudeltà, orrori e barbarie nei confronti del genere umano. Non ci si “occupa e preoccupa” di migliorare le condizioni di vita delle persone e dobbiamo occuparci e preoccuparci di migliorare le condizioni degli animali? Dobbiamo essere compassionevoli con gli animali e miserabili con le persone?

Dobbiamo garantire tutti i diritti agli animali e negarli agli uomini? A tanti uomini e donne ancor oggi non è dovuta la giusta dignità e considerazione e dobbiamo avere più riguardo per gli animali?

Dove abbiamo relegato la compassione per l’uomo? Tanti diritti umani ancora non sono garantiti. Nel mondo ancora esistono la pena di morte, la tortura, l’infibulazione e tante altre pratiche che tolgono dignità all’uomo. E poi ancora si uccidono i bambini indifesi e innocenti. E dobbiamo avere più rispetto per gli animali tanto da fondare un partito?

Un tempo si parlava di partito dei Lavoratori, oggi si vuol parlare di Partito degli Animali.

Tremano i polsi di questa umanità sgangherata.

Enzo C. Delli Quadri