A cura di Enzo C. Delli Quadri

Non è difficile leggere, sui social e su alcuni giornali, tutta una serie di argomentazioni contro gli immigrati e l’immigrazione in generale. Si passa, facilmente, attraverso una serie impressionante di paure, frutto di un istintivo senso di insicurezza personale e collettiva.

  • Sono pochissimi i veri profughi che scappano dalla guerra
  • Pullulano loschi individui foraggiati dalla politica dell’immigrazione
  • Non c’è più giustizia per italiani, scavalcati dagli immigrati
  • Gli immigrati rubano il lavoro agli italiani
  • Aumenta la popolazione italiana in povertà, e le attenzioni sono rivolte solo agli immigrati
  • Aumentano le malattie
  • Diminuisce il senso di appartenenza alla Nazione, con svilimento delle identità
  • Entrano in collisione i fanatismi religiosi
  • Tra i migranti c’è chi viaggia gratis , chi usa violenza, chi sfonda porte di case e rimane dentro accampando diritti, chi spaccia droga dicendo l’Italia fa schifo , chi si permette di inscenare proteste per cose futili, chi stupra ragazze , chi ruba, chi rapina

Purtroppo non è facile combattere queste opinioni che vengono alimentati da casi realmente accaduti e abilmente sollevati da gruppi politici sovranisti o populisti. E non è facile quando l’argomento è molto complesso e abbisognerebbe di un atteggiamento meno pregiudiziale e più razionale.

Nonostante la difficiltà, provo a parlarne in modo semplice, nel rispetto delle opinioni di tutti.

  1. Costi e benefici dell’immigrazione.

Il primo punto riguarda il quadro contabile ed economico dell’ immigrazione.

1.1. Aspetto contabile

Nel 2015 erano 243,7 milioni le persone nel mondo che vivevano, regolarmente, in un paese diverso da quello d’origine; il 48,2% erano donne, dato che permette di sottolineare che uno dei caratteri delle migrazioni del nuovo millennio consiste proprio nel ruolo sostanzialmente paritario dei generi nei flussi internazionali. Secondo la fonte Onu, nel 2015 tutto il continente Europa (non solo l’Unione Europea), ospitava il 31,2% del totale internazionale dei migranti, pari a circa 74 milioni. Seguono l’Asia (30,8%) e il Nord America (22,4%).

Attualmente, dei 74 milioni di emigrati regolari del continente Europa (compresa quindi Russia e altri Stati), 7,4 sono in Germania, 5 sono in Italia, 4,4 sono in Francia e 4,4 in Spagna.

Se consideriamo anche gli immigrati non residenti, gli stranieri in Italia sono, in tutto, circa 6 milioni, di cui:

  • 5.030.000 immigrati regolari residenti che sono iscritti all’anagrafe di un comune italiano (ultimi dati Istataggiornati al 1 gennaio 2017)
  • 410.000 immigrati regolari non residenti che hanno cioè un regolare permesso di soggiorno ma non sono iscritti all’anagrafe di nessun comune italiano (dati riferiti al 1 gennaio 2016 come da Ventiduesimo Rapporto sulle Migrazioni 2016 di Fondazione ISMU)
  • 174 mila immigrati richiedenti asilo, persone ospitate nei diversi centri di accoglienza e nel sistema Sprardi accoglienza diffusa (i dati del Ministero dell’Interno aggiornati al 20 marzo 2017)
  • 435.000 immigrati tra coloro che non rientrano ancora nelle statistiche e i migranti irregolari, volgarmente detti clandestini.

per un totale, quindi, di circa 6 milioni.

1.2. Aspetto economico

Quando si parla di immigrati, non ci si trova davanti a una massa di assistiti perché è maggiore l’apporto che essi assicurano al sistema fiscale italiano rispetto alle spese pubbliche sostenute a loro favore: il bilancio è di 2,2 miliardi a favore dell’Italia.

Infatti, l’OCSE certifica che il bilancio economico per il nostro Paese segna appunto un più 2,2 miliardi: gli stranieri versano più in tasse e previdenza di quanto lo Stato spenda per loro. Anche i dati della Fondazione Moressa che confrontano le spese pubbliche sostenute per gli immigrati (14,7 miliardi) e gli introiti da loro assicurati all’erario (16,9 miliardi), fa emergere come per l’Italia vi sia un beneficio di 2,2 miliardi di euro così articolato: 6 miliardi di gettito fiscale e 10,9 miliardi di contributi previdenziali (di cui sono fruitori solo marginali), contro 4 miliardi per sanità, 3,7 miliardi per scuola, 2 miliardi per giustizia e 3,1 miliardi per trasferimenti economici diretti.

L’età media dei lavoratori stranieri è di 31 anni contro quella degli italiani di 44 anni. Secondo i dati Istat degli oltre 5 milioni di stranieri che si trovano in Italia, più di un milione sono minori. Questi dati ci indicano che i contributi versati dagli stranieri in futuro serviranno per pagare le pensioni degli italiani: in Italia oggi sono circa 2.3 milioni di occupati stranieri, i loro contributi previdenziali sono circa 10.9 miliardi di euro. Se prendiamo in considerazione il PIL prodotto in base al numero degli occupati emerge che questi occupati stranieri hanno un valore aggiunto di 125 miliardi di euro pari al 8.6% della ricchezza nazionale.

  1. Aspetti politici

Guardando a costi e benefici, dal punto di vista contabile ed economico, emerge chiaramente che l’immigrazione non è questa tragedia descritta da sovranisti e populisti.

Va pur detto che ogni discussione, su questo tema, non può essere una fredda comparazione di costi e benefici. Non dimentico che il “fenomeno” immigrazione è fatto dagli… immigrati: uomini in carne ed ossa, con le loro storie, le loro speranze, le loro paure e debolezze, i loro diritti e i loro doveri, la loro creatività, la voglia di rendersi utili o di approfittare delle situazioni, i loro vincoli familiari.

Lascio da parte gli aspetti negativi che invadono i social network, perché, come detto sono frutto, più che altro, di paure, rabbia, disincanto e segnalo i veri problemi legati all’immigrazione e, di seguito, i vantaggi.

2.1. Problemi connessi all’immigrazione.

Esistono veri e seri problemi (non sono quelli dei populisti) che possono derivare da un’immigrazione eccessiva e non regolamentata e che possono recar danno alla società, ma anche ferire la dignità degli immigrati e degli Italiani più deboli:

  1. peggioramento delle condizioni di lavoro degli Italiani che entrano in competizione con gli immigrati;
  2. delinquenza degli immigrati senza lavoro;
  3. sfruttamento degli immigrati da parte della criminalità organizzata;
  4. “guerra tra poveri”;
  5. cattive condizioni di vita degli immigrati, sia dal punto di vista del lavoro (bassi salari, sicurezza e diritti precari) sia da quello dell’alloggio (alti prezzi di acquisto e affitto, condizioni malsane e sovraffollamento);

Questi passati in rassegna sono i problemi veri derivanti da un’immigrazione eccessiva e non regolamentata; problemi che possono essere evitati se ci si sforza di gestire il fenomeno, senza conflizzi pregiudizievoli, senza cattiverie e senza falsificazioni.

2.2 Vantaggi e Doveri connessi all’immigrazione

Esistono i vantaggi propri di una immigrazione regolata e regolamentata ed esistono i doveri di una comunità nazionale che mira a far parte della comunità internazionale e le sue regole.

  1. Senza gli stranieri la popolazione, in Italia, sarebbe scesa a meno di 55 milioni. Grazie all’immigrazione, la popolazione, in Italia, è rimasta pressoché costante: 60 milioni. Guardando ai flussi demografici futuri, con scelte non più solo economiche ma legate alla natalità spaventosamente decrescente e alla volontà dei giovani italiani di vivere altre esperienze in altri Stati, si tocca con mano il fatto che, senza immigrazione, la popolazione in Italia è destinata a regredire velocemente.
  2. L’immigrazione consente di reperire manodopera per numerosi settori in cui c’è carenza per l’assenza di domanda italiana;
  3. esiste un dovere “costituzionale” e “morale di solidarietà umana” ad aiutare ed accogliere le persone in condizione di bisogno, non solo per motivi di fuga dalla guerra; dovere da esercitare nei limiti in cui sia realisticamente possibile e nei limiti in cui l’accoglienza offerta sia dignitosa
  4. l’immigrazione porta con sé un contributo di creatività e sviluppo economico anche in altri settori, perché l’economia cresce anche trasformandosi, innervata da nuove idee; nel 2014 sono 335.000 le imprese il cui titolare è un cittadino straniero, con un incremento di 23.000 unità in più rispetto al 2013 (dati Istat). Diciamo che una parte del lavoro viene in un certo senso creato dall’immigrato stesso. Se gli stranieri residenti in Italia rappresentano l’8.2% della popolazione residente, la percentuale delle imprese con imprenditori stranieri rappresenta oltre il 10% del numero totale delle imprese.
  5. Secondo un’analisi condotta da Unioncamere emerge che le imprese individuali degli immigrati hanno una maggiore capacità di fronteggiare la crisi rispetto alle imprese italiane,
  6. L’incontro tra culture diverse, come dimostra la Storia dell’Umanità, può essere motivo iniziale di scontro; alla fine, invece, diventa arricchimento culturale. Quella che noi chiamiamo cultura italiana è impregnata di cultura greca, fenicia, araba.
  7. Non dimentichiamo che Roma non esisterebbe senza Enea, immigrato in Italia da Troia, antico sito storico dell’ Asia Minore, attualmente chiamata Truva, posto all’entrata dello Stretto dei Dardanelli, nell’odierna Turchia.

3. Conclusioni

L’immigrazione è un fenomeno storico planetario che esiste da millenni e che per millenni inciderà sulle sorti delle Nazioni. Chi si illude di poterlo contrastare con erezione di muri, guerre di contrapposizione, fanatismi religiosi o politiche sovranistiche, fa un grosso errore contro sé stesso, la propria famiglia e il proprio paese.

L’immigrazione non è un “diritto” in sé, ma lo diventa al momento in cui è in discussione la sopravvivenza umana per motivi bellici o naturali, come le carestie. L’accoglienza è un dovere morale, di solidarietà umana, prima che costituzionale

Di certo il fenomeno dell’immigrazione può e deve essere regolamentato con prudenza, attenzione e capacità politica che evitino lo sbocco nefasto in odio e razzismo.

L’immigrato può vantare il diritto di sopravvivenza, ma deve accettare il dovere di convivenza, contribuendo al benessere della Nazione ospitante, rispettandone le regole.

L’immigrazione vissuta come rischio, ben spiegata e ben regolamentata, è, per l’Italia, una risorsa.