Post non sta per “successivo” o “poi” o “dopo”. Post sta ad indicare una situazione nella quale la verità è irrilevante perché prevalgono le credenze che scaturiscono dalle emozioni.

Non è una questione del mondo moderno: già all’epoca di Socrate, Platone e Aristotele si distingueva tra filosofi e sofisti, i primi dediti, senza ritorni economici, allo sviluppo della conoscenza e del sapere, i secondi, invece, dediti a istruire, dietro pagamento, i leader politici dell’epoca. I primi, dediti alla ricerca della verità; i secondi, dediti, a supportare una politica basata sulle emozioni con l’obiettivo di manipolare le masse e conquistarne le simpatie.

Il sofista studia e viene a conoscenza degli impulsi e i desideri delle masse, inteso come grosso animale da addomesticare, e pone queste sue conoscenze al servizio dei governanti perché accrescano la loro popolarità. Avendo a riferimento gli impulsi e i desideri della masse (grosso animale) non si preoccupa di dire la verità; piuttosto, sfrutta il pregiudizio e l’ignoranza di quelle masse.

La verità è, pertanto, irrilevante.

Come secoli fa, anche oggi, quindi, esistono la verità, irrilevante ai fini del consenso politico, e la post-verità che, insistendo sulle emozioni,  dà consistenza e giustificazione alle bugie. Con una aggravante! La post-verità è accompagnata da una comunicazione capillare a effetto, con frasi fatte e rabberciate, che spengono il senso del reale mentre amplificano l’illusione.

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La post-verità, l’oppio dei popoli.

Enzo C. Delli Quadri