Sono appena giunto in Agnone, apro le persiane del mio balcone che abbraccia panoramicamente quasi tutto il paese. Scatto due foto e le pubblico sulla mia bacheca FB con questa didascalia: Aria fine, cielo azzurro, tanta pace e San Marco la in fondo. Che vuoi di più dalla vita? Na panonda[1]? Me la preparo.
Una montagna di posta mi attende sulla scrivania, nonostante io abbia comunicato, a più riprese, a tutti gli interessati, che il mio domicilio postale è, da anni, Roma. Scarto quella posta frutto di campagne pubblicitarie o di richieste di finanziamento o di proposte di nuove forniture e mi fermo a palpeggiare una busta voluminosa e morbida. Contiene un libro e il mittente è Gustavo Tempesta Petresine [2]
Apro la busta e ne estraggo il libro con dedica che mi emoziona: copertina e retro bianchi con una foto molto sbiadita che mostra una donna e un bimbo dal volto imbronciato con una pesante fisarmonica che scende da una spalla sola e, sopra di essa, un titolo dal color rosso vivo: FUOCHISTA. Nel quarto di copertina Gustavo esplicita la scelta di quella foto e di quel titolo.
<<Un bambino di 10 anni sradicato dalla sua realtà territoriale. Dopo aver assaporato le vicissitudini di una vita interiore ci si trova a contemplare le cose passate rendendole straniere al presente. Armoniche sgradevoli si sono sovrapposte a una mediocre musica; si cerca di epurare e risolverle tagliando le frequenze indesiderate. È impossibile ascoltare di nuovo gli strumenti del passato con un suono nitido e carezzevole; permane comunque un ronzio fastidioso che inquieta. È, allora, il caso di spegnere i riflettori, calare il sipario per annullarsi nella platea, trasformando noi stessi in esploratori silenziosi.>>
E Gustavo si trasforma in esploratore non solo di silenzi ma anche di sogni infranti, percezioni aride, sensazioni indesiderate, visioni infuocate attraverso tutta una serie di racconti che parlano di noi e per noi. Il libro diventa così un percorso interiore che fa sorridere, commuovere, emozionare.
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Enzo C. Delli Quadri
[1] Panonda: fetta di pane fresco, non passata al forno o sulla griglia, con olio e sale; insomma, semplice “pane unto”.