Che si tratti di proteggere un figlio o una società, l’eccessiva attenzione al percorso protettivo limita la possibilità di crescita dell’individuo o della società. Lascio ad altri la discussione sulla protezione dei figli e mi limito alla discussione sulla protezione della società.

Protezionismo contro l’immigrazione. Oggi va di moda affabulare la popolazione al grido di: prima gli italiani. Ne approfittano, parlando alla pancia degli italiani, i cosiddetti sovranisti. Orbene, la soluzione proposta da Lega, FdI, buona parte di 5S e FI, può aiutare nel breve periodo e dare un sollievo temporaneo alla popolazione stremata dai tanti richiami all’identità. In effetti, essa non aiuta l’Italia a risolvere il drammatico problema della natalità causata dal fatto che per ogni coppia, oggi, nasce solo un bambino con la conseguenza che i cittadini italiani si riducono del 50% per ogni nuova generazione. La popolazione italiana, senza l’apporto degli immigrati degli ultimi 10 anni, sarebbe scesa dagli abituali 60 a 55 milioni di abitanti, con gravi ripercussioni sul sistema previdenziale.

Protezionismo contro la povertà. Anche qui va di moda affabulare il popolo con il richiamo al reddito di cittadinanza. Questo progetto prevede di dare un reddito/sussidio a tutti coloro che non ne usufruiscono, indipendentemente dallo sforzo che una persona fa per trovare un lavoro. Orbene, in questo modo non si fa altro che aumentare il debito pubblico con conseguente aumento del carico fiscale a danno di chi lavora, rallentandone la possibiltà di crescita.

Protezionismo contro aziende straniere. L’esempio estremo di questo protezionismo è la nazionalizzazione delle imprese che sono in difficoltà. In tono minore, è la possibilità per queste imprese in difficoltà di dotarle di incentivi o di frenare in tutti i modi l’ingresso di altre imprese nel loro settore. Orbene, questo comportamento determina due cose importanti: a) aumento ingiustificato dei prezzi dei beni prodotti; b) il mantenimento sul mercato di imprese improduttive, tecnologicamente non innovate, con processi e prodotti superati.

Enzo C. Delli Quadri