La canzone, il cui testo è riportato dopo l’articolo e che può essere ascoltato cliccando sul video riportato sempre a fondo pagina, fu scritta da Renato Micheli e musicata da Mario Ruccione, nell’aprile 1935. Essa fu composta in occasione della grande diffusione di notizie, da parte della propaganda fascista, relative all’Etiopia e alla schiavitù là ancora vigente su parte della popolazione abissina.
Tali notizie servirono a giustificare l’intervento militare che doveva porre fine alla condizione così degradata della popolazione. Ma voleva procurare all’Italia anche un “posto al sole” al tavolo dell’imperialismo.
La canzone insiste su un concetto: bella Abissina, sii felice, sarai romana, dal sole nostro sarai baciata, e per te c’è una bandiera e c’è una patria.
Sappiamo tutti che il colonialismo italiano fu meno brutale di quello operato da:
- “Americani” con le loro deportazioni,
- Francesi in Algeria Marocco Tunisia Gabon Congo Ciad Costa d’Avorio Guinéa Nigeria Sénégal Soudan Cameroun
- Portoghesi in Mozambico, Tanzania, Madagascar Gana Guinea Angola
- Inglesi in Uganda, Kenia, Rodesia, Sierra leone
- Olandesi in Sud Africa,
- Spagnoli in Sahara Espagnola.
Infatti vi furono episodi di umanità e sincera volontà di migliorare le condizioni di quei popoli; noi Italiani andammo in Africa, armi in pugno (anzi baionetta), per far parte del mondo degli imperialisti, per “un posto al sole”, ma, in fondo in fondo, lo facemmo anche per dare una mano a quella povera gente schiavizzata. Da qui, Faccetta nera.
Oggi, di fronte a questa moltitudine di disperati che, fuggendo da fame e da guerra, cercano migliori condizioni di vita, sale in Italia una diffidenza esagerata che ci porta a comportarci, al grido “rompigli un braccio”, come i bianchi dell’Alabama, noti come Ku Klux Klan.
So che l’umanità italiana non è morta. Si tratta di riportarla alla luce, sfrangiando quella patina di smalto di razzismo che xenofobi e sovranisti insistono a pennellare sull’animo gentile dell’italiano, tentando di renderlo italiota.
Torniamo ad essere, tutti, come l’italiano nella foto che cerca di rassicurare la disperata donna etìope, dicendole: Faccetta nera, sei italiana.
Faccetta Nera
Se tu dall’altipiano guardi il mare,
moretta che sei schiava fra gli schiavi,
vedrai come in un sogno tante navi
e un tricolore sventolar per te…
Faccetta nera,
bell’Abissina,
aspetta e spera
Che già l’ora si avvicina!
Quando saremo
insieme a te,
noi ti daremo
un’altra legge è un altro Re!
La legge nostra è schiavitù d’amore,
il nostro motto è «libertà e dovere…»
Vendicheremo noi, Camice Nere,
gli eroi caduti, liberando te!
Faccetta nera,
bell’Abissina,
aspetta e spera
Che già l’ora si avvicina!
Quando saremo
insieme a te,
noi ti daremo
un’altra legge è un altro Re!
Faccetta nera, piccola Abissina,
ti porteremo a Roma, liberata.
Dal sole nostro tu sarai baciata,
Sarai in camicia nera pure tu.
Faccetta nera,
sarai romana.
La tua bandiera
sarà sol quella italiana!
Noi marceremo
insieme a te
e sfileremo
avanti al Duce e avanti al Re!
Micheli ho scritto anche una quarta strofa,
che mai fu pubblicata:
Faccetta nera, il sogno s’è avverato
si adempie il voto sacro degli eroi
non sei più schiava ma sorella a noi;
l’Italia nostra è madre pure a te.
Faccetta nera bella italiana!
Eri straniera e adesso l’Africa è romana
Faccetta nera anche per te
c’è una bandiera, c’è una Patria, un Duce e un Re.
Enzo Carmine Delli Quadri