Il 17 settembre scrissi un articolo intitolato “Vita terrena e trascendentale“. Chiesi agli amici di farmi conoscere il loro pensiero. Molti lo fecero con un commento. L’amica Antonia Anna Pinna lo ha fatto con questo scritto.
di Antonia Anna Pinna [1]
Io sono nata in montagna e stare almeno a mille metri di altezza ti fa vivere spesso con la testa tra le nuvole; ma non si tratta solo di questo. La vita è diversa se abiti in una comunità ristretta e costretta a condividere per necessità, ma anche per piacere; le cose non si escludono mai. Io non cambierei la mia infanzia con nessuna al mondo, neanche la più ricca. La mia crescita è proseguita con un trasferimento in una bella cittadina del Trentino Alto Adige; quindi sempre un po’ ristretta ma culturalmente avanti cento anni. La dimensione della tribù però secondo me è la cosa più vicina alla natura umana. Non ho trovato in nessun altro posto questo sentirsi tutti, la stessa cosa; che non è mafia, intendiamoci. Le nostre porte non si chiudevano mai, se il tuo pranzo non ti piaceva andavi o arrivava qualcuno per uno scambio di tavola. Le nonne erano tutte nonne e i bambini erano di tutti; questo aveva qualche svantaggio perché se combinavi qualche marachella lontano da casa le prendevi due volte ma eravamo sempre liberi di girare anche in montagna perché tutti tenevano gli occhi aperti. Forse per avvertire una diversa dimensione bisogna preparare lo spirito, e il contesto è tutto. Infatti le cose più incomprensibili ce le tramandano le tribù più isolate e costrette a confrontarsi anche con forze sconosciute e da li possono nascere leggende che però nascondono almeno il tentativo di una ricerca sovrumana.
Io qualcosa da raccontare ce l’ho e voglio provare a metterla in fila. Avevo circa cinque anni; ricordo che era autunno inoltrato perché sul letto c’era la coperta imbottita pesante e mi svegliai con un’ angoscia mai provata; avevo una visione terribile di una fila di bambini che veniva deviata dagli adulti e portati in un posto bruttissimo. Era chiaro che quella atmosfera non prometteva niente di buono ed ero certa che li avrebbero uccisi. Mi misi a gridare “ no, i bambini no!!” Mia madre che non aveva capito niente mi rimise sotto le coperte e mi tenne stretta per farmi quietare. Io non capivo a cosa si riferisse quella visione; non avevo mai sentito parlare di campi di sterminio ne avevamo ancora la televisione che mi avrebbe potuto insinuare qualche immagine ne tantomeno la scuola perché frequentavo l’asilo. Negli anni a venire ho capito che si trattava di un campo di concentramento perché l’immagine mi si è stampata nella memoria e rivedo il filo spinato, le baracche e il grigiore totale e angosciante. Come possono spiegarsi questi fenomeni in una bambina così piccola? Ma non finisce qui!
In certi giorni, pochi a dire il vero, mi svegliavo in una sorta di estasi; sentivo il mio interno, dalla pancia fino alla gola come un tubo vuoto dove fluiva una sorta di energia che mi dava un benessere totale. I miei vestiti brillavano e non parlavo più in dialetto ma in italiano perfetto e la cosa non mi imbarazzava affatto come sarebbe stato normale in un paese dove ci si esprimeva solo così. Allora cercavo di stare in solitudine e mi facevo delle passeggiate verso la crocetta ai piedi della montagna e mi sentivo completamente appagata e felice, sapevo che il giorno dopo non sarebbe stato così e che chissà quanto avrei dovuto aspettare di nuovo questo stato di grazia ma me lo godevo tutto fino alla sera benedetta in cui mi addormentavo. Ho avuto la gioia di viverlo durante la mia prima comunione e ho una foto che sembro una Santa.
L’ultimo di questi giorni meravigliosi l’ho avuto in gravidanza e poi più niente, ma io spero sempre che il miracolo si possa ripetere.
Un’altra stranezza sono le mie premonizioni che si sono sempre rivelate giuste e quando sento quella voce comincio a preoccuparmi perché so che anche se faccio finta di niente poi le cose accadono e non posso eluderle. Vi racconto una di quelle più recenti e perfettamente sincronizzata con gli eventi.
Ero in Thailandia con mio marito e figli. La notte sognai o meglio ebbi una visione di un monaco che correva in un vicolo buio e io mi misi in mezzo per fermarlo. Appena gli fui vicino mi accorsi che era un saio vuoto e la nostra comunicazione avveniva in via telepatica. Gli dissi “ io so dove stai andando, non puoi aspettare un po’ “ lui mi rispose “ si, posso aspettare, ma non troppo” . la cosa mi turbò non poco e mi impensierii! La sera dissi a mio marito di chiamare sua madre e alla chiamata non rispose nessuno, cosa strana perché mia suocera non usciva mai. Chiamammo la sorella di mio marito Daniela, che è medico e lei con troppa enfasi ci disse di chiamare lei per le notizie perché il telefono della madre era rotto!!?? Mi si alzarono tutte le antenne che avevo in testa. Al rientro dal viaggio in cui non riuscimmo mai a parlarle, appena arrivati a casa chiamai Daniela e le dissi di dirmi la verità, al che lei rimase basita e mi disse “ chi te l’ha detto? Naturalmente non potevo dirle che mi era comparso il monaco a dirmi che aveva un biglietto di partenza per il paradiso. La mamma aveva avuto un infarto ma se l’era cavata e proprio quel giorno tornava a casa. Dopo altri 40 giorni ci fu il secondo infarto e a quel punto anche se anziana le fecero un’angioplastica che la rimise in piedi anche se le medicine erano diventate davvero tante. Trovammo una bravissima Signora che l’accudiva e per un annetto tutto filò abbastanza bene, ma essendo di carattere piuttosto forte e volendo riprendere le sue abitudini un giorno cadde e batté la testa in maniera seria. Anche questa volta si riprese con molta fatica tanto che i dottori non si spiegavano come facesse a vivere. La mattina che morì io ero in piedi perché in partenza per la Calabria e quindi il telefono non mi svegliò era la notizia che stava arrivando l’ambulanza per portarla in ospedale, non la presero neanche a bordo, ma prima di morire disse tutti i nostri nomi e quello che avremmo dovuto fare in quel giorno e poi chiuse gli occhi per sempre. Il Monaco ci ha dato un anno e mezzo ma poi è arrivato senza correre.
Di episodi ne ho accumulati molti ma non voglio annoiarvi. Voglio solo dire che molte cose ci sfuggono e non possiamo parlarne con tutti ma esistono e vi assicuro che la voce che io sento non la potrò mai ignorare.
[1] Antonia Anna Pinna, Abruzzese di Villalago (AQ), lavora in Banca d’Italia. Ama la scrittura e, in particolare, la poesia che nasce dal suo profondo amore per ogni forma di vita, dal suo essere donna, madre e moglie.
Carissima Antonia è la seconda volta che resto AMMIRATA per un tuo scritto – l’altra fu quando raccontasti di un tuo amico,carissimo, pure passato a miglior vita!
Non che gli altri scritti mi siano dispiaciuti, ma questi “due” sono veramente da brivido, cioè da “quarta dimensione” Hai fatto bene a farcene partecipi.
CHE DIRE !?
Queste esperienze extrasensoriali – non saprei meglio definirle- sono avvertite da te, meglio che da me o da altri, per l’estrema tua sensibilità e per le situazioni psicologicamente ” favorevoli” che ti circondano…Ma anche perché ti fermi ad “ascoltarle “ , le vivi, e quindi le racconti !
FAI BENE! Rendi così anche noi lettori più disposti ed attenti all’”ascolto “ di noi stessi e dei fattori che ci pervadono.
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