Il Governatore della Toscana Enrico Rossi, tra i fondatori di MDP, è andato davanti alle grandi fabbriche a distribuire un volantino per ripristinare l’articolo 18 (questo articolo prevede il licenziamento, per giusta causa, solo nelle aziende con meno di 18 dipendenti. Per il resto, il licenziamento si risolve con un accordo.) Enrico Rossi e i dalemiani boy’s vanno sostenendo che il #JobsAct, così come è, aumenterà solo la precarietà’.  La sinistra in Italia ha sempre avuto storicamente una responsabilità verso i più deboli e verso i lavoratori senza tutele. Ne ha parlato molto in convegni e congressi, nelle piazze e nelle fabbriche, ma, ecco, ne ha solo parlato….Non ricordo alcuna azione concreta, prodotta in tal senso dal governo del comunista D’Alema a inizio secolo. Anzi ricordo la sua ansia di piacere a Berlusconi e agli americani, fino a mandare gli aerei italiani a bombardare la Serbia, senza prima avvisare il Parlamento.

Ma, ciò detto, proviamo a ragionare:

1. il medesimo Enrico Rossi, con compagni vari, sol due anni fa, liquidava “le resistenze ideologiche della sinistra” sull’abolizione dell’articolo 18 e difendeva le riforme renziane, viste come una necessaria concessione alle imprese, e un modo per far ripartire l’occupazione.

Ecco un brano dell’intervista:

Domanda: “Sull’articolo 18 sta con Fassina e i sindacati o sta col premier?

Risposta di Rossi: “So che per quello che sto per dire i sindacati mi criticheranno ma io la penso in modo diverso (…). Sono favorevolissimo all’introduzione del contratto a tutela crescente, che oltretutto va a tutelare anche i lavoratori delle piccole imprese e prevede una copertura previdenziale in caso di licenziamento. Secondo questo schema dal terzo anno in poi chi mantiene il lavoro non potrà più essere licenziato dopo il sesto mese. Chi perde il posto avrà diritto a un sussidio di disoccupazione per due anni. Si tratta di un modello contrattuale che potrebbe scongelare la disoccupazione introducendo nel mercato del lavoro chi è fuori”.

2. I dati incontrovertibili scientificamente documentati dicono che: se prima della sua introduzione, gli occupati erano 22 milioni, ora sono 23 milioni (con buona pace di coloro che fanno i sofisti soffermandosi su lavoro a tempo indeterminato e lavoro a tempo determinato)

3. Prima dell’introduzione del job acts, le aziende che operavano con un numero di dipendenti vicino a 15, evitavano di aumentare il personale, per non cadere nelle forche caudine dell’articolo 18. Oggi, non hanno remore ad assumere il sedicesimo o diciassettesimo o diciottesimo lavoratore. E i dati istat dicono che questo sta avvenendo.

4. Va, poi, cancellato definitivamente dalla testa di tutti, il fatto che l’art. 18 risolva i problemi del licenziamento. Non è così. Anche qui subentrano i dati a dimostrarlo. Su 100 casi di licenziamento che rientrano sotto la tutela dell’art. 18, ben l’80% non si risolve con il reintegro del lavoratore ma con un accordo, così come avviene per tutti i lavoratori.

La sinistra italiana non può continuare ad isolarsi in un dibattito sul superata articolo 18, riproponendo storie novecentesche antiquate e malmostose, mentre il mondo, da tempo, non usa più il gallo per svegliarsi la mattina.

Enzo C. Delli Quadri