I 5S nacquero dopo che un uomo molto intelligente, qual è senza dubbio alcuno, Beppe Grillo, iniziò a martellare il sistema economico e sociale italiano attraverso interviste, spettacoli, partecipazioni ad assemblee di azionariato diffuso di grandi imprese e comizi di piazza culminati con il famosissimo Vaffa-day.

Quel giorno fu, quindi, sancìta la nascita di un movimento di radicale contestazione della democrazia parlamentare (apriremo il parlamento come una scatola di tonno) e dell’economia di mercato (nessuna rincorsa alla crescita quanto l’aspirazione a una decrescita “felice”).  Si sancì, di conseguenza, la parentela più stretta con certi populismi tipici dell’America Latina, anticapitalisti e antimperialisti).

Sull’onda di questa impostazione strategica, i 5S hanno tatticamente attaccato il sistema fino a cogliere il clamoroso risultato del 5 marzo 2018: primo partito nazionale italiano. Questo è stato il terreno di cultura del movimento e lì affondano le sue radici da cui è cresciuto un albero ramificatissimo dal fogliame multiforme. Non è che, tutto d’un tratto, questo può essere dimenticato. Milioni di italiani si sono abbeverati all’ impostazione antisistema e si sono appollaiati su quei rami.

Assistere, oggi, alcambiamento così radicale dei 5S, ansiosi di occupare le poltrone del Governo, comunque e con chicchessia, tradendo tutta l’impostazione del passato, può significare solo un strambo cambiamento di strategia: non più forza anti-sistema ma forza di sistema, non più apriscatole del parlamento ma iniettore di fumo negli occhi degli elettori, chiamati ad accettare funamboliche decisioni, equilibrismi particolari, dialettiche andreottiane di pessimo gusto, tanto da fare invidia ai Verdini o ai RazziL’apriscatole non serve più; ora è tempo di annacquare, mischiare, ammorbidire, rassicurare, partecipare. Peccato che le ricette siano ancora da inventare: in cucina c’è tanto fumo.

Le radici del folto albero cresciuto e pasciuto nei vaffa-day, rischiano, così, di infradiciarsi e di perire, i rami di rinsecchirsi e rompersi sotto il peso dei tanti elettori illusi, i quali dovranno preoccuparsi di non rompersi l’osso del collo per la disillusione.