di Enzo C. Delli Quadri

Mi accusavano di avere idee preconcette rispetto a questo fantomatico governo del Cambiamento e mi sollecitavano a smettere di criticarli e a lasciarli lavorare.

Ma, ai miei occhi che guardavano alla mia esperienza, di almeno 65 anni di vita e di lavoro, risaltavano evidenti tutte le mancanze di competenza e lungimiranza dei nuovi governanti con le loro pretese di lotta all’ Europa e all’ Euro e con le loro promesse di flat tax (50 mdi di spesa a favorire i ricchi) di reddito di cittadinanza (20 mdi di spesa a voler accontentare tutti) quota cento (altri 20 mdi di spesa a regime), tutte proposte “a debito”,  pur sapendo che nessuno avrebbe rinnovato il pesante nostro debito pubblico, se non a caro prezzo.

E, oggi, se ne vedono le conseguenze.

Si sta prospettando il ritorno alla crisi. I dati dicono che ci stiamo avviando ad una fase di decrescita che tutto è tranne che felice perché non si vede chi faccia felice questa decrescita. I numeri dell’Istat appena sfornati dicono che, nel terzo trimestre dell’anno, il prodotto interno lordo (ciò che riusciamo a produrre come nazione) è tornato negativo (dopo 4 anni durante i quali era stato riportato da -3% a +1%) e che la  disoccupazione ha ripreso ad aumentare dopo che faticosamente era stata ridotta. Sono dati che, sul medio termine, non possono farci bene.

Siamo un grande Paese esportatore e, come tali, dovremmo aprirci ai mercati, invece il Governo del Cambiamento chiude le frontiere e ci isola da tutto il mondo.

Siamo un Paese a grave rischio idrogeologico e, come tali, dovremmo investire per il consolidamento del territorio e la salvaguardia dell’ambiente, invece ci preoccupiamo di ostacolare tutto ciò che può migliorare questa situazione dicendo solo no a tutto.

Siamo un Paese senza materie prime, e, come tali, dovremmo mantenere buoni rapporti con i paesi che ci forniscono quel che ci manca, eppure facciamo di tutto per irritarli.

Siamo un Paese in cui manca il lavoro, e, come tali, dovremmo preoccuparci di investire nelle imprese abbassando il cuneo fiscale e facendo una grande piano di inclusione per i giovani e il Paese a partire dal Mezzogiorno, invece distribuiamo soldi a pioggia in forma assistenziale, con la formula assurda  di assistiti che dovrebbero accettare posti di lavoro che non esistono.

Siamo un Paese senza idonee infrastrutture e, come tali, dovremmo preoccuparci di migliorarle o crearne di nuove, invece discutiamo sui cantieri da chiudere piuttosto che su quelli da aprire.

Siamo un Paese in cui  gli ottantenni superano di numero  i nuovi nati (482 mila contro 458 mila  nascite nel corso del 2017) e, come tali, dovremmo preoccuparci di investire sulle famiglie, sulle nuove generazioni, invece ci preoccupiamo di aumentare le pensioni o di ridurre gli anni per andare in pensione, contro ogni logica matematica di salvaguardia dei conti pubblici.

Questo è, se vi pare.