1/3 di REI di Gentiloni, 1/3 di Job Act di Renzi, 1/3 di demagogia.

Alla fine, dopo incertezze, stravolgimenti e ripensamenti il Governo del Cambiamento ha partorito il decreto sul Reddito di Cittadinanza che ora il Parlamento è chiamato a tradurre in legge.

L’idea originaria di reddito di cittadinanza, preso a modello e propagandato dal M5S, era quella di un reddito da erogare in modo incondizionato a tutti. Per averne diritto, non era necessario rispettare nessuna condizione economica o appartenere a qualche categoria sociale. E non era obbligatorio partecipare a programmi di reinserimento lavorativo. Bastava essere cittadini o, nelle versioni più moderne, residenti regolari da un po’ di anni. Questa idea avrebbe richiesto decine  e decine di miliardi di spesa che l’Italia non era e non è in grado di sostenere.

Il Reddito di cittadinanza del governo Conte stabilisce, quindi, dopo incertezze, capovolte, ripensamenti, una soglia minima che lo Stato deve garantire. E chiede ai beneficiari di fare diverse cose: come partecipare a corsi di formazione professionale, non rifiutare più di un numero prefissato di offerte di lavoro ed essere statisticamente poveri. In particolare:

  • Ha deciso di finanziarlo con una spesa di oltre 6 miliardi di euro per il 2019 (e non 60 miliardi come ipotizzato in campagna elettorale) che incorporano la spesa di circa due miliardi già decisa da Gentiloni per la lotta alla povertà (Reddito di Inclusione).
  • Ha deciso che l’importo del reddito può essere versato direttamente all’imprenditore che decida di assumere l’interessato a tempo indeterminato (Contributo all’Assunzione non diverso da quello previsto dal Job Act di Renzi)

Pertanto, questo reddito di cittadinanza del Governo del Cambiamento, così come decretatoha fuso insieme la lotta alla povertà (di coloro che, in qualche modo, sono poveri e non in grado di lavorare) e coloro che sono poveri (ma in grado di lavorare), ha, insomma, mischiato due problemi distinti, quali la lotta alla povertà e la lotta alla disoccupazione, facendone un cocktail indigesto in termini organizzativi ed economici, considerate le procedure adottate e le quantità di clausole di salvaguardia (cambiali in bianco) che si son dovute adottare.

Possiamo chiamarlo il Cocktail di Cittadinanza: 1/3 di reddito di inclusione (Gentiloni) 1/3 di Job Act (Renzi) 1/3 di demagogia (che renderà indigesto il tutto).

Enzo C. Delli Quadri