La sua incidenza sui conti dello stato, oggi, rispetto agli anni passati
Lo Stato Italiano è indebitato verso noi o altri cittadini stranieri per 2.400 miliardi circa. Si impegna a restituirlo a scadenze diverse: da 3 mesi a 30 anni o a scadenze intermedie.
Si indebita ottenendo denaro contante e dando, in cambio, titoli di debito come:
- BOT – Buoni ordinari del Tesoro a 3, 6, 12 mesi
- CTZ – Certificati del Tesoro Zero Coupon, della durata di 24 mesi
- BTP– Buoni del Tesoro Poliennali con scadenze a 3, 5, 10 o 15 anni,
- BTP – Italia con scadenza a 4 anni
- CCTeu– Certificati di Credito del Tesoro, di durata non inferiore a 5 anni
- CCT– Certificati di Credito del Tesoro, di norma a 7 anni
- BTP€i– Buoni del Tesoro Poliennali con scadenze a 5, 10, 15 o 30 anni,
Sul sito del MEF leggiamo
Chi si fida dello Stato presta i suoi soldi anche a 30 anni; chi non si fida li presta a 3 mesi. Dalla tabella si evince che la durata media dei BOT è di circa 5 mesi; quella dei BTP di circa 95 mesi e quella dei prestiti sull’estero di circa 145 mesi. La durata media ponderata del debito è di 82.5 mesi, vale a dire 7 anni circa. Questo significa che ogni santo anno Lo Stato Italiano deve restituire o rinnovare il prestito per 340 miliari di euro circa (2.400 miliardi di debito diviso 7 anni di durata del debito). È chiaro a tutti che nessuno presta soldi senza garanzie o, in alternativa, senza un minimo di interessi. I tassi di interessi di questi anni variano da uno 0,qualcosa% per i BOT al 3 e passa% dei BTP€i.
A questo punto, possiamo parlare dello spread: Lo spread è la differenza tra il rendimento dei titoli di debito dello Stato Italiano e quello della Germania perché la Germania è considerata la pagatrice migliore e dunque è il punto di riferimento del sistema (il “benchmark”).Più alto è lo spread e peggio è perché l’Italia è percepita come cattiva pagatrice.
Lo spread è definito in punti base. 1% = 100 punti base. Se lo spread è a 100 punti, lo Stato Italiano deve sborsare per interessi l’1% di 340 miliardi vale a dire 3,4 miliardi
Negli anni 2016 e fino al 4 marzo 2018 esso era contenuto su valori di 150 punti, mediamente ( si veda tabella) e una punta minima di 120 punti, il 4 marzo 2018, giorno delle elezioni politiche; dopo quella data, esso e salito a livelli anche superiori a 300. Pertanto, durante i governi Renzi e Gentiloni, l’Italia doveva preoccuparsi di pagare circa 5 miliardi/anno, dopo il 4 marzo, persistendo questa sfiducia dei consumatori che hanno portato lo spread a una media di 260 punti, dal 4 marzo ad oggi, lo stato deve mettere in conto la spesa di 8,84 miliardi,vale a dire 3, 84 miliardi in più in un solo anno, rispetto agli anni precedenti.