Consultazioni tra parlamentari per non andare a casa.
La scena politica più pietosa cui si poteva assistere è andata in onda il 30 maggio u.s., durante una riunione tra Di Maio e tutti i parlamentari del M5S. Il Capo politico, in modo solenne, si è loro rivolto e ha chiesto: “Volete andare a casa?”. Risposta: Noooooo!. In contemporanea è andato in onda un referendum sulla piattaforma Rouseaux con questo quesito: Volete confermare Di Maio come Capo Politico del Movimento? Risposta Siiiii!!!
La politica ridotta a poltrone e poltroncine.
Le regole che si son date dicono che dopo due legislature i parlamentari devono lasciare ogni carica. Evidente che, di fronte alla reale possibilità che il 50% degli attuali parlamentari non venga confermato, prevale la legge della conservazione, alla faccia di idee, ideali, filosofie varie e, soprattutto alla faccia del cambiamento promesso agli italiani. Perché è di tutta evidenza che, allo stato attuale delle cose, i 5 Stelle non potranno che assecondare la politica destrorsa di Salvini. Lo hanno fatto tenuamente durante gli ultimi 12 mesi; ora dovranno solo sottostare. Se avessero staccato la spina subito dopo l’esito delle europee, avrebbero ancora potuto salvare un minimo di apparenze. Ma, dopo la choccante serata del “Volete andare a casa?” e della risposta ottenuta con il referendum interno, Di Maio può solo chiedere a Salvini di non infierire. Ne sarà, comunque, travolto.
Alla cerimonia del 2 giugno s’è visto plasticamente quel che succederà nei prossimi giorni: Salvini che non si farà vedere e trovare per alzare sempre più la posta. Di Maio, dietro, a piagnucolare frasi del tipo: non dobbiamo dividerci, abbiamo tante cose da fare ancora. Ma quali cose, come e quando le deciderà Salvini.
E Conte? Beh, Conte si è acconciato a non fare più neanche il semaforo giallo