Spettacolo deprimente di un Presente del Consiglio che chiede responsabilità e di uno sfascia carrozze che gli risponde: ragazzino lasciami lavorare
Veramente sconfortante lo stato in cui queste due forze politiche, Lega e 5Stelle, hanno ridotto le Istituzioni della Nostra Repubblica. Sono saltate tutte le regole. Il Parlamento è stato del tutto esautorato, dimenticato, ignorato. Sono partite da streaming e trasparenza e son finite nelle cantine dei palazzi a fare i carbonari con un Presidente del Consiglio ridotto a rivolgersi alla Nazione con un discorso declamatorio, magniloquente che nasconde, tuttavia, una penosa preghiera rivolta alle due forze politiche perché risalgano dalle cantine e si appalesino nel salone del palazzo di Governo per un chiarimento utile al Paese.
È ancor più sconfortante leggere la reazione a caldo del vice premier Salvini. Infatti, Conte sta ancora parlando e Salvini twitta: La lega c’è … se si fa come dico io. Dopo qualche ora, si accoda Di Maio, terrorizzato da un ritorno alle urne: Dai, sediamoci attorno a un tavolo e ripartiamo… Anche a questa esortazione cade nel vuoto.
Infatti, la Lega tosto risponde in tutti i sensi e questa volta non a parole ma in concreto. Bastano pochi minuti. Alle 20.30, subito dopo il suo discorso declamatorio e magniloquente, Il Presidente Conte riunisce il Tavolo di Concertazione per discutere in merito allo Sblocca Cantieri. Sono presenti Danilo Toninelli, il titolare dell’Economia, Giovanni Tria, quello per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro e i viceministri all’Economia, Massimo Garavaglia e Laura Castelli. All’ordine del giorno l’emendamento presentato dalla lega che sospende per due anni buona parte del codice degli appalti del 2016. È a firma della senatrice Simona Pergreffi, dietro input di Matteo Salvini in persona. Conte non ne sapeva nulla; nessuno della lega aveva ritenuto di informarlo. I 5S chiedono che quell’emendamento venga ritirato, forti anche del parere del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone (“il codice non può essere sospeso… darebbe spazio a contenziosi e soprattutto agli imprenditori mafiosi”). Conte cerca di mediare chiedendo di approfondire per trovare una via d’uscita alla situazione. La Lega insiste: l’emendamento è dirimente, non può essere ritirato. Conte, a questo punto, fa notare di aver appena fatto un discorso pubblico per chiedere responsabilità agli alleati. Prende atto che essa manca totalmente e scioglie la riunione (“andiamocene a casa”).