Ieri Beppe ha chiesto a Conte di preferire, per le posizioni di Ministro, personalità di prestigio competenti. I politici del M5S devono restare in seconda fila.

Mentre tutti discutevano del Nuovo Governo ormai fatto e dell’unico nodo rimasto in sospeso, Di Maio vicepremier, si o no, irrompe sulla scena Grillo, dopo la prima volta servita per bloccare le intenzioni di Salvini di andare al voto, questa volta per bloccare proprio di Maio e la sua sete di poltrona. Lo fa allargando il discorso a tutti i novelli politici del M5S con parole affilate e puntute dove emerge su tutte la parola competenza: “Questa crisi somiglia sempre di più ad un guasto dell’ascensore: quello che conta è mantenere la calma, non fare puzze e non dimenticare chi siamo – scive Grillo in un post sul suo blog – Non facciamoci distogliere dalle incrostazioni che la realtà ha lasciato sui nostri scudi, è assolutamente normale ed atteso che ogni accenno ad un ministero si trasformi in una perdita di tempo condita da cori di reciproche accuse di attaccamento alla poltrona. Questo perché un po’ di poltronofilia c’è ma, sopratutto, non ci sono i tempi né per un contratto e neppure per chiarirci su ogni aspetto, anche fintamente politico, delle realtà che i ministeri dovranno affrontare. Oggi è l’occasione di dimostrare a noi stessi ed agli altri che le poltrone non c’entrano nulla: i ministri vanno individuati in un pool di personalità del mondo della competenza,assolutamente al di fuori dalla politica. Il ruolo politico lo svolgeranno i sottosegretari, ognuno dovrà scegliere secondo verso cui dovrà rispondere nei fatti e sintetizzare, per ogni ministero, l’approccio ottimale e imparare a governare i ‘tecnici’ della burocrazia che li occupano da tempo immemore”. Rinnega, così Grillo le sue battaglie tese a far credere che una nazione potesse essere gestita, organizzata, amministrata con semplici cittadini, sempliciotti onesti ma completamente a digiuno di finanza, economia, diritto.

Questa posizione ha suscitato reazioni di sconcerto e di sconforto nell’animo soprattutto di Di Maio. Di più. Quando si fa largo, dopo le acque aperte da Grillo, la proposta di ministri tecnici a Di Maio saltano i nervi. E i fedelissimi del vicepremier commentano: «Se sarà il governo tecnico faticherà a prendersi la nostra fiducia in Senato». Parole dal sen fuggite indicatrici di una tensione inedita. Tanto da richiedere una rettifica di Grillo il quale precisa che il suo discorso vale per le posizioni ministeriali di maggior peso, non per tutte. Per Di Maio non cambia molto. Dovrà, se vorrà, accontentarsi di posizioni di rincalzo.