Sottoporre un quesito attraverso piattaforme digitali  è un insulto all’intelligenza. Quando ascoltiamo personaggi famosi dire: da noi decidono gli iscritti, per poi affidarsi a sistemi non dissimili dai sondaggi, si commette un abuso di lesa maestà del popolo sovrano, perché è risaputo che questa metodologia, per far emergere la volontà di un popolo, è falsa, fraudolenta, ingannatrice. Tutto dipende da come e quando si pone la domanda e da coloro che effettuano la ricerca.

Alcuni esempi.

Partiamo dal quando:
Domanda del sondaggio: siete favorevoli al tatuaggio? Si o No?
Pensate che il risultato possa essere lo stesso se a)  posto mentre impazza la moda del tatuaggio con Personaggi famosi che riempiono il loro corpo di immagini e parole oppure se b) posto mentre impazza sui giornali una polemica circa la dannosità cancerogena dei tatuaggi?

Passiamo al come
Domanda del sondaggio: preferite la carne alla griglia o le insalate piene di vitamine?
Pensate che il risultato possa essere lo stesso e non influenzato dall’elogio delle insalate?

Passiamo al quando e al come: Caso della nave Diciotti

I 5 stelle presentarono così la richiesta di parere ai loro attivisti, in merito al processo contro Salvini sul sequestro dei migranti nella nave Diciotti:
“Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?”

  • Sì, quindi si negal’autorizzazione a procedere
  • No, quindi si concedel’autorizzazione a procedere

Lo stesso Grillo, di fronte a questo quesito pronunciò pesanti accuse di manipolazione perché la domanda posta sulla piattaforma era chiaramente orientata ad ottenere una risposta positiva, mentre la domando corretta, posta ai senatori, fu un’altra. Fu chiesto se l’accusato avesse agito «per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmenterilevante» oppure «per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo» . Quel “costituzionalmente rilevante” non è messo lì a caso.

Ma anche se il quesito fosse stato posto in maniera corretta, non c’è nessun criterio minimo sulla sicurezza della piattaforma: chi prepara le domande? Fico o Di Maio? Patuanelli o D’Uva? Oppure una società privata con interessi personali? chi controlla che nessuno metta le mani sui database? Che votino solo gli aventi diritto? Che nessuno faccia dei conteggi parziali per vedere come sta andando e non faccia chiamate al voto per “rimediare”?

La democrazia è una cosa seria, ha delle regole molto banali ma molto importanti. Ad ogni modo, questo voto non vale nulla, qualunque sia l’esito. Per fortuna possiamo ancora votare seriamente alle urne, con tutti i difetti del nostro Paese.