Non la butta bene per i sovranisti.
Sovranismo, ricordiamolo, è, secondo la Treccani, “la posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovrannazionali di concertazione“. Il sovranismo, in altre parole si oppone al trasferimento di poteri e competenze dallo Stato nazionale a un organo internazionale.
I cittadini considerano, infatti, questo processo una minaccia all’identità nazionale e ella sovranità popolare. Sono coinvolti sia gli uomini di destra, propugnatori della sacralità dei confini, sia quelli di sinistra, nemici delle politiche europee considerate troppo liberiste. Dimenticano che il pianeta è “uno solo”, minacciato da immensi problemi ambientali; dimenticano che la prima identità da difendere è quella dell’essere “umano”; dimenticano che sulla difesa dei confini scoppiano inevitabilmente guerre o conflitti, sia che trattasi di un confine di un orticello, sia che si tratti del confine di una nazione. Dimenticano che, almeno su questo nostro martoriato pianeta, solo gli USA o l’Unione Sovietica o la Cina possono fare da soli. Tutti gli altri, per sopravvivere, hanno bisogno degli altri per l’interscambio di risorse materiali e immateriali; dimenticano le fatiche, attraverso inimmaginabile spargimento di sangue innocente, che il mondo ha dovuto sopportare per secoli per dotarsi di leggi internazionali a difesa del cittadino.
Piano piano, come succede ai campi già arsi dal sole che tornano a respirare con le prime piogge di settembre, pronti ad accogliere nuovi semi per nuovi raccolti, questa vampata di sovranismo comincia a raffreddarsi e ad evaporare.
In Italia, il sovranista difensore dei sacri confini italiani, Matteo Salvini, viene messo in minoranza non tanto dalla sua inconcludente strategia politica (fuori tutti e datemi i pieni poteri) quanto da un sussulto di dignità di una classe politica decisa a non buttare a mare secoli di lotte per un mondo più civile.
In Gran Bretagna, lo stesso sussulto di dignità ha coinvolto il Parlamento Britannico, costringendo il nuovo bellicoso primo ministro inglese Boris Johnson alla resa: voleva l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, senza se e senza ma, in nome del suddetto sovranismo. Stamattina gira per Londra come un pugile suonato. I parlamentari, 327 contro 299, hanno approvato una legge per chiedere di uscire dall’Unione Europea ma solo con un chiaro accordo e non al buio. In questo modo i deputati intendono sgombrare il campo dal rischio di un no deal, una Brexit catastrofica senza accordi, che si verificherebbe automaticamente il 31 ottobre in mancanza di una intesa con l’Europa. Vogliono, in definitiva, che i confini restino aperti, che le comunicazioni restino attive che il dialogo aperto e costruttivo, altro che sovranismo.
Nei Paesi dell’Est, con Orban i cosiddetto duro dell’Ungheria, regna oramai da mesi un silenzio assordante circa identità nazionali o altre belle idee del genere. Hanno escluso alleanze con “l’amico Salvini”. Hanno capito che l’Europa è la loro salvezza. Senza, tornerebbero semplice terra a disposizione del Re Russo.