Ora gli ex comunisti del PCI possono finalmente brindare. La ditta può tornare nelle loro mani. D’Alema, Bersani, Speranza e compagni vari possono tornare a dettare legge nel Partito Democratico. A suo tempo misero fuori Rutelli, oggi mettono fuori Renzi. Perché è cosi che stanno le cose. Matteo Renzi è stato sempre accusato di tutto e con lui chi ha lavorato per tirare fuori il paese dalla crisi. Hanno fatto di tutto perché fosse messo nelle condizioni di mollare. Il ragazzo di Firenze lo fa prima di essere definitivamente stritolato.

Va ricordato che fu accolto di malagrazia nel Partito e mai fu facilitato nella sua carriera politica. Ha sempre dovuto lottare contro il molosso ex-comunista che mal sopportava l’ingresso nella loro area di persone provenienti da altre esperienze politiche. Lo stesso Prodi fu fatto fuori da ex-comunisti alla Turigliatto. E se Renzi è caduto dopo il referendum del dicembre 2016, nonostante l’esaltante 40% raggiunto alle precedenti alle europee, il motivo fu uno solo. I gestori della ditta mal sopportavano la sua presenza e fecero del tutto per farlo cadere. La gran parte di loro votò no al referendum e decretarono la sua espulsione dal Governo. Tutto il resto è ricostruzione farlocca.

Oggi avrebbero voluto normalizzarlo e isolarlo. Renzi, consapevole di andare progressivamente perdendo la ‘golden share’ sui gruppi parlamentari che gli consente di avere ancora voce in capitolo sulle scelte del partito, ha reagito, prima creando le condizioni per la formazione del nuovo governo e, poi, staccatosi dal Partito, formando un nuovo movimento e con questo poter fare da ago della bilancia nelle scelte della maggioranza di governo.

La ditta dovrà ancora fare i conti con lui.

 

 

Una ipotesi che si fa nei corridoi dei Palazzi è che Renzi si voglia tenere le mani libere per futuri accordi e alleanze, già in vista delle prossime regionali che, probabilmente, vedranno Pd e M5s sostenere insieme delle liste civiche. Una seconda ipotesi è che