C’è un mare di ipocrisia nel sistema politico italiano di sinistra che, se potesse passarci una nave, affonderebbe senza se e senza ma.
Franceschini: non si capisce perché Renzi abbia deciso di uscire dal partito. Nel 21-22 il fascismo cresceva sempre più. Popolari socialisti liberali avevano la maggioranza in Parlamento, fecero nascere i governi Bonomi, Facta1, Facta2. La litigiosità e le divisioni li resero deboli sino a farli cadere facendo trionfare Mussolini. La storia dovrebbe insegnare”.
Enrico Letta: “Ho letto in treno quindi con più attenzione e senza distrazioni l’intervista di Matteo Renzi a Repubblica. Cercavo soprattutto le ragioni quelle profonde e politiche della scissione dal Pd. Non le ho trovate….forse non gli hanno dato un sottosegretario toscano”.
Pippo Civati: “Scissione Renzi? Suo partito simile a quello di Calenda, per Calenda non sarà una bella giornata. La verità è che quando faranno la legge elettorale proporzionale si tornerà a votare. Il Pd col proporzionale non c’è più”.
Achille Occhetto: “Il poeta per manifestare la sua emozione di fronte all’alba sul mare scrisse ‘m’illumino di immenso’. Di fronte a Renzi io posso solo dire: ‘Non ho parole'”.
Andrea Orlando: “Se fosse vero sarebbe una delle cose più incomprensibili della storia politica recente. La scissione di Livorno si fece sulla rivoluzione d’Ottobre, quella di Palazzo Barberini sul fronte popolare, Bertinotti sul no alla svolta di Occhetto. La scissione di Renzi è una delle cose più incomprensibili della storia politica recente.”
Il regista Gabriele Muccino: “L’ego smisurato di Matteo Renzi è il suo demone di cui non sa nè vuole liberarsi. Non ha imparato nulla dai suoi errori compulsivi e perseverare è diabolico. Peccato che abbia fatto male a tutti e ne farà ulteriormente a sé stesso”.
Su questi toni, leggiamo gli interventi di quasi tutti gli uomini e le donne che si sentono abbandonati da Renzi. Interventi chiaramente ipocriti, miseramente ipocriti.
Si potrebbe reagire ad essi con stilettate, stoccate, frecciate, battute, allusioni. Nello stile proprio degli uomini di Renzi, si reagisce in modo civile, educato e solo nel merito.
Lo fa lo stesso Renzi: “Mi hanno sempre considerato un corpo estraneo…… Non voglio morire socio di Rousseau…… C’è uno spazio enorme per una politica diversa. Per una politica viva, fatta di passioni e di partecipazione. Questo spazio attende solo il nostro impegno”.
Lo fa Ettore Rosato: Siamo un gruppo affiatato di amici in sintonia tra di loro, che pensano si possa fare politica senza avere la necessità di perdere il 90% del tempo in discussioni. Vogliamo cambiare, dedicando il nostro tempo ai bisogni del Paese, dove c’è tanto da fare. Il Pd avrà maggiore libertà di assumere una sua identità, senza più avere una discussione permanente al suo interno su cosa farà Renzi. Tutti possiamo fare un percorso parallelo in maniera molto più serena, rispetto a quanto non siamo riusciti a fare in questi anni. E senza fare polemiche voglio solo ricordare che ogni volta che Renzi assumeva una posizione, c’era chi nel Pd gli diceva ‘non devi parlare, perché deve parlare Zingaretti’.Così è difficile fare politica. Ora abbiamo davanti le elezioni regionali. Avremo un campo sul quale lavorare insieme, a cominciare dalle iniziative del governo e del Parlamento”.
Non ha dubbi la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova: Sto con Matteo Renzi. E’ un progetto politico ambizioso. Guarda al futuro del Paese e dell’Europa, nel tentativo di interpretare e catalizzare quello che nella società italiana nasce e si muove e non trova più interlocutori competenti, affascinanti e credibili tra le forze politiche. Per questo la parola scissione è fuori luogo e pericolosa per interpretare quello che sta avvenendo. Non è scissione ma sincera presa d’atto di una difficoltà di coesistenza tra anime diverse che in questi anni si è fatta sempre più evidente”, dice la ministra.
A loro, seppur con sfumature diverse, si associa Massimo Cacciari: “L’intervista di Renzi mi ha lasciato una impressione positiva, è un discorso lucido. Finalmente. Certo è un peccato sia così tardivo. Se l’avesse fatto cinque anni fa la storia di questo Paese sarebbe stata diversa… Speriamo di non sentire adesso piagnistei per l’unità perduta. Renzi si è evidentemente reso conto di quello che ho predicato, invano, per anni: il Partito democratico è un generoso progetto fallito sin dall’inizio. Meglio tardi che mai, comunque”….” Non ha fatto la scissione come gli altri che l’hanno fatta il giorno prima delle elezioni…. Anche perché non c’è il Pd. Quanto alle parole di Franceschini, di che parla Franceschini, che ha perso anche a casa sua e si atteggia a grande capo? Renzi gli risponde dicendogli che lui ha portato il partito al 41 per cento e che a Firenze lui i voti li ha presi. È stato anche troppo gentile. Io dissento praticamente da tutto quello che Renzi ha fatto. Ha compiuto errori pazzeschi, per presunzione, arroganza, per ignoranza anche. Ma a differenza di Franceschini, che incarna l’eterno democristiano, Renzi è un animale politico…. Renzi vuol fare Macron. I contenuti poi saranno quelli del suo governo, ispirati a un pensiero vagamente liberal. Che in Europa si possono incontrare con personalità come Macron, appunto. E in Italia con Conte. Un’intesa politica tra Conte e Renzi sarebbe molto logica: sono molto affini. Peraltro, in prospettiva il centro politico esiste. Mica si può andare avanti con la battaglia tra estremismi. Non si può pensare di governare il Paese tra populismi di destra e di sinistra.
L’ex premier ha rivendicato il tempismo dell’operazione: non è un agguato, dice, perché tutto è avvenuto quando il governo Conte bis era già nato. È così?
Sì, ha ragione. Non ha fatto la scissione come gli altri che l’hanno fatta il giorno prima delle elezioni.
È il secondo ex segretario che esce dal Pd: una maledizione?
Questo dipende dal fatto che non c’è il Pd. Speriamo che grazie a questa mossa di Renzi, tardiva ma necessaria, il Pd si ricostituisca attorno alla leadership di Zingaretti, che certamente non è l’uomo solo al comando e ha le capacità di creare un gruppo dirigente.
Che dovrebbe fare Zingaretti, secondo lei?
Un vero congresso, con le tesi e una discussione seria, dove si può misurare con altre posizioni che esistono ma che non sono più completamente dissimili e divergenti come quelle tra i vecchi comunisti e Renzi.
Lei ha capito qual è il nodo politico sul quale si è consumata la rottura?
Renzi vuol fare Macron. I contenuti poi saranno quelli del suo governo, ispirati a un pensiero vagamente liberal. Che in Europa si possono incontrare con personalità come Macron, appunto. E in Italia con Conte. Un’intesa politica tra Conte e Renzi sarebbe molto logica: sono molto affini.
Lei tutta questa vagheggiata voglia di centro la vede?
Al momento no. In prospettiva sì: mica si può andare avanti con la battaglia tra estremismi. Non si può pensare di governare il Paese tra populismi di destra e di sinistra.
Il punto è: il Pd si sposterà a sinistra?
Il suo destino è diventare un partito socialdemocratico.
D’Alema e Bersani rientreranno?
Può darsi, ma è secondario: non spostano nulla.
Renzi riferisce dell’sms di Franceschini (fuori dal Pd non ti considererà più nessuno) e gli risponde dicendo: “Mi piace da impazzire quando mi danno per morto”. Troppo compiaciuto?
È una risposta simpatica. Ma poi di che parla Franceschini, che ha perso anche a casa sua e si atteggia a grande capo? Renzi gli risponde dicendogli che lui ha portato il partito al 41 per cento e che a Firenze lui i voti li ha presi. È stato anche troppo gentile. Io dissento praticamente da tutto quello che Renzi ha fatto. Ha compiuto errori pazzeschi, per presunzione, arroganza, per ignoranza anche. Ma a differenza di Franceschini, che incarna l’eterno democristiano, è un animale politico.
I sondaggi danno la cosa di Renzi tra il 3 e il 5 per cento.
È una quota a salire. E poi non mi stupirebbe se, attraverso le varie Boschi, i cerchi magici toscani, ci fossero già degli accordi con Conte. Molto dipenderà da Zingaretti: se va avanti con decisione il Pd può recuperare molto. La condizione è che il governo funzioni, altrimenti andremo alle urne in primavera.
È in grado di rimettere insieme i cocci?
Finché c’era Renzi doveva provare a tenere insieme i cocci. Adesso deve dimostrare di sapere guidare. E fondare un nuovo partito: nuove strutture, nuove direzioni, nuovo radicamento sul territorio. Che si chiami partito democratico o Geppetto non importa.
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