A chi gli chiede se Matteo Renzi lo avesse avvisato di voler compiere la scissione durante le trattative per la formazione del governo, Zingaretti risponde: “Ovviamente no. Ho ricevuto un WhatsApp quando la decisione era stata presa”.
Ipocrita, ha lavorato per anni, insieme ai suoi compagni della Ditta, per mettere in difficoltà Renzi e le sue politiche con l’accusa irricevibile che Renzi stesse portando il PD su posizioni di destra, perché lui e i compagnucci insistono a pensare che il “dopo di noi”, il “quarto settore”, la “fattura digitale“, le “unioni civili“, gli “80 euro” siano tutte politiche di destra. Ipocrita.
La verità è chiara a tutti coloro che non hanno i prosciutti negli occhi: Renzi è sempre stato considerato un estraneo nel partito nonostante fosse riuscito a portarlo al 41%.
La dimostrazione viene dall’ultimo sondaggio condotto per il Corriere della Sera da Pagnoncelli: il 62% degli elettori dem è contento della scelta di Renzi. Hanno tirato un sospiro di sollievo. Allora, Zingaretti di che parla? A indagare è molto probabile che tra quel 62% ci sia anche il suo voto. E, ora, sempre ipocritamente ci viene a dire: Il problema non è Zingaretti ma gli italiani. Spiegare agli italiani perché è successo dopo il giuramento del governo. Non è una questione personale per me”.
Perché non spiega agli italiani il vero motivo per cui non sopportavano la ventata di modernità che Renzi stava apportando al Partito? Perché non ci dice che tutti loro, rimasti, intendono governare l’Italia ancora come fossimo nel 1920? Perché non ci racconta come mai le tesi della Sua sinistra hanno tanto successo nei convegni, nelle riunioni dove roboanti risuonano le parole occupazione lavoro, uguaglianza senza mai un seguito nelle politiche nazionali? Perché non riconosce che le uniche politiche di sinistra le ha fatte proprio Renzi seppur in un contesto scollegato dalle tesi novecentesche? Perché fa il pesce in barile? Ipocrita.
Oggi Renzi vale tra il 4 e il 6% (c’è chi lo dà al 4,4 e chi al 5,5), ma, lo sappiano i signori della Ditta ex comunista, in politica i voti si pesano, non si contano. Lo ha dimostrato lo stesso Renzi, che pur se in minoranza nel suo partito e isolato presso il M5S e la Lega, è riuscito, in un colpo solo, a spodestare Salvini e a creare le condizioni per il governo PD-5S.
Ora non tirassero più la corda, la smettessero di parlare di lui come un nemico da battere e si preoccupassero del Matteo Salvini e della sua costola Meloni. Basta un niente perché la Ditta torni a brucare in vecchie praterie senz’acqua.
Nota a margine: è da scompisciarsi dalle risate accusare Renzi di essere di destra e poi accogliere calorosamente nel Pd personaggi come la Lorenzin nata e cresciuta alla corte di Berlusconi e Alfano.