Vittorio Feltri e i suoi giornalisti di Libero non sono nuovi a situazioni di cui vergognarsi. Ma questa supera tutte le altre: di fronte a milioni di giovani che, in tutto il Mondo, sollecitati da Greta Thunberg, sono scesi in strada per chiedere ai governi di interessarsi del cambiamento climatico e assumere, di conseguenza delle decisioni opportune, Libero ha titolato: “è l’ora dei Gretini”.
È del tutto legittimo e del tutto condivisibile sul piano del confronto democratico il fatto che Libero possa essere critico nei confronti di Greta Thunberg e faccia la sua battaglia per portare aventi le sue tesi negazioniste sul cambiamento climatico. In questo, la posizione di Libero è nota da tempo. Infatti, lo scorso maggio aveva fatto scalpore un’altra sua prima pagina che recitava: «Riscaldamento del pianeta? Ma se fa freddo» che si basava sulla tesi semplicistica secondo la quale la recente ondata di freddo negava di per sé l’emergenza clima.
Quello che è inaccettabile è il modo indegno con il quale viene presentata la ragazza. In una foto viene mostrata mentre digrigna i denti in contrapposizione alla bellezza “ariana” della figlia di Trump, Ivanka.
Ecco, questo modo giornalistico, in verità non solo di Libero, di irridere Greta Thunberg, nasconde una sub-cultura di certa orrenda ideologia riservata ai sub-umani. Infatti, i commenti alle parole, alle dichiarazioni della ragazza, alla sua fissità, alle sue emozioni; i commenti al suo viso, ai suoi gesti, alle sue smorfie, alle sue stesse trecce ricordano il nazista dottor Josef Mengele e una sua certa idea eugenetica (disciplina che si prefigge di favorire e sviluppare le qualità innate di una razza). Siamo in presenza di una razzismo greve, comunque la si pensi sulla complessità della questione ambientale, sul destino climatico e indipendentemente dalle ragioni che muovono e riscaldano il cuore di questa ragazza che, da sola, ha smosso le coscienze di mezzo mondo.
La dimostrazione viene data anche dalla esplicita, concreta contrapposizione, che tanta stampa ha fatto, tra Ivanka Trump e Greta Thunberg, entrambe presenti al simposio sul clima svoltosi all’ONU. Da una parte la sontuosa bellissima figlia del Presidente degli Stati Uniti d’America, la sua potente evidenza erotica, la “biondezza”, il taglio dei capelli, le gambe accostate in una posa spettacolarmente adeguata, la camicia griffata azzurra. Dall’altra, Greta con il suo abbigliamento ordinario, la sua bruttezza, la sua supponenza, la supposta presenza in lei della Sindrome di Asperger (disturbo autistico) e, non ultima, la sua capacità ad essere ventriloqua, manipolata da associazioni che, dietro parole virtuose, vogliono in verità far solo profitti.
Io, sia come sia, mi siedo dalla parte di Greta, del suo modo ridicolo ma profondamente romantico di essere, delle sue lacrime, delle sue trecce e, forse, del suo essere autistico, decisamente più autentico della evanescente, diafana, labile, prepotentemente ariana Ivanka.