Ne ho già scritto in I Gretini e i Cretini ma credo che occorra ancora una volta intervenire, seppur nel mio piccolo, sperando che lo facciano in tanti, per contrastare la ferocia di certi Governanti (Trump, Bolsonaro, Erdogan e in parte il nostro Salvini con tutta la truppa giornalistica alle sue spalle e ai fianchi, che hanno attenzionato Greta Thunberg, la ragazza che viene dal Nord, in modo quasi pornografico. L’hanno vivisezionata nei suoi sguardi considerati luciferini, nei suoi atteggiamenti considerati affetti da autismo, nel suo linguaggio considerato incomprensibile, financo nella asimmetria delle sue trecce, confrontandola con la Ivanka Trump, prepotentemente bella, ricca e soprattutto mostrata come simbolo di donna “di razza ariana”. Per non dire, che, come sempre accade nelle menti disoneste, è scattato il “cui prodest” ossia, A chi giova? Chi ci guadagna in tutto questo? Soros? Gli ebrei? I Savi di Sion? Tutti uniti in un attacco plutocratico?
La verità è molto più semplice. Greta si sta comportando come quel bambino innocente della favola di Andersen che, di fronte al Re effettivamente nudo, piuttosto che abbozzare come tutto il popolo osannante, osò dire: Ma il Re è nudo, decretandone la sconfitta.
Le movenze di Greta, il suo sguardo indignato, le sue parole fortemente incisive (attenti, vi terremo d’occhio, non osate prenderci in giro) sono come le parole di quel bambino: il Re è nudo.I governanti non hanno più giustificazioni. Devono intervenire con saggezza, sagacia e lungimiranza, se non vogliono che il pianeta vada in malora trascinando con sé tutta la stirpe umana.
Per chi voglia rileggere la fiaba di Andersen, la riporto qui sotto, tratta da https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/15/andersen-il-suo-re-nudo-ci-ricorda-gli-imbroglioni-dei-giorni-nostri/2377156/.
Fiaba danese pubblicata col titolo Keiserens Nye Klæder da Hans Christian Andersen.
In essa si narra di un imperatore che amava tanto avere sempre bellissimi vestiti nuovi, da usare tutti i suoi soldi per vestirsi elegantemente, senza curarsi né dei suoi soldati né di andare a teatro o di passeggiare nel bosco, se non per sfoggiare i vestiti nuovi. Nella capitale del suo regno, un giorno arrivarono due imbroglioni, che si dicevano tessitori e asserivano di possedere un nuovo e formidabile tessuto, sottile, leggero come “tela di ragno” e meraviglioso, ma soprattutto invisibile agli uomini che non erano all’altezza della loro carica e a quelli molto stupidi. Convinto che con quei bei vestiti avrebbe potuto scoprire chi nel suo regno non fosse stato all’altezza dell’incarico ricoperto e anche discernere fra gli stupidi e gli intelligenti, l’imperatore decise che quella stoffa dovesse essere immediatamente tessuta per lui, dunque elargì ai due truffatori molti soldi, affinché potessero cominciare a lavorare. Assalito, ben presto, dalla curiosità di conoscere l’andamento dei lavori, ma anche un po’ inquieto al pensiero che gli stupidi o chi non era adatto al suo incarico non potessero vedere la stoffa, pur non temendo per se stesso, preferì affidare quest’incombenza a un altro. Toccò al suo primo ministro, uomo di buonsenso e certamente capace di fare il proprio lavoro, il quale, dunque, avrebbe senza dubbio potuto vedere meglio di chiunque come stesse venendo la stoffa; entrato, però, nel salone dove i due truffatori si affannavano intorno ai due telai vuoti, non riuscì a vedere nulla; ovviamente non lo disse: tutti in città sapevano che straordinario potere avesse quella stoffa e tutti erano ansiosi di scoprire quanto stupido o incompetente fosse il loro vicino; anzi, esclamò: “È splendida! Bellissima! Che disegni e che colori! Sì, sì, dirò all’imperatore che mi piacciono moltissimo!”.
Ciò consentì ai truffatori di chiedere altri soldi, seta e oro, necessari a loro dire per tessere, ma che si misero in tasca, senza che sul telaio giungesse mai nulla. Lo stesso accadde con un altro cortigiano inviato dall’imperatore. Poiché ormai tutti in città parlavano di quella magnifica stoffa, l’imperatore volle vederla personalmente mentre era ancora sul telaio. I due truffatori si esibirono anche con lui nell’ignobile pantomima: “Come sarebbe!” pensò tra sé e sé l’imperatore: “Io non vedo nulla! È terribile! sono forse stupido? o non sono degno di essere imperatore? È la cosa più terribile che mi possa capitare”, ma subito proruppe: “Oh, è bellissima! ha la mia piena approvazione!” e ammirò, osservandolo soddisfatto, il telaio vuoto; non voleva dire che non ci vedeva nulla.
Tutto il suo seguito guardò con attenzione, e non scoprì niente di più; tutti, però, si mostrarono entusiasti e gli consigliarono di farsi un vestito con quella nuova meravigliosa stoffa e di indossarlo per la prima volta al corteo che doveva avvenire tra breve. L’imperatore fu d’accordo e consegnò ai truffatori la Croce di Cavaliere e il titolo di Nobili Tessitori. Tutta la notte che precedette il corteo i due restarono alzati con sedici candele accese, così che la gente potesse vedere quanto si dessero da fare per preparare il nuovo vestito dell’imperatore: finsero di togliere la stoffa dal telaio, tagliarono l’aria con grosse forbici e cucirono con ago senza filo, infine annunciarono che il vestito era pronto.
Inutile dire che l’imperatore sfilò senza vestiti per le vie della città, di fronte a una folla di cittadini i quali applaudiva e ne lodavano a gran voce l’eleganza, pur non vedendo alcunché nemmeno essi e sentendosi segretamente colpevoli di inconfessate indegnità. Fu un bimbo a spezzare l’incantesimo, gridando con innocenza: “Il re è nudo!” Ciononostante, il sovrano continuò imperterrito a sfilare come se nulla fosse successo.