Renzi ci mette la faccia
Si riparte dallo ius culturae e non dallo ius soli. Non basterà nascere in Italia per aver diritto alla cittadinanza italiana. Occorrerà aver compiuto un intero ciclo di studi che abbiano consentito di conoscere e approfondire la nostra storia e i nostri costumi. La commissione Affari costituzionali discuterà giovedì prossimo i testi di modifica della legge di cittadinanza. Lo ha annunciato ieri il presidente della commissione Giuseppe Brescia (M5S), spiegando: «Serve una discussione che metta all’angolo propaganda e falsi miti, guardi in faccia la realtà e dia un segnale positivo a chi si vuole integrare». Immediati i consensi da parte del Pd.
Matteo Renzi, da parte sua, con l’aiuto dei comitati civici a lui ispirati, aveva già scritto una proposta di legge di iniziativa popolare che riconosce cittadinanza, diritti e doveri, nel senso dello ius cultura, perché «non è giusto negare la cittadinanza a un bambino nato in Italia, che frequenta le nostre scuole, che parla il nostro dialetto, gioca con i nostri figli e nipoti, ancorché nato da genitori stranieri. Dove ci sono diritti e doveri c’è più sicurezza e il senso di appartenenza solidifica qualsiasi comunità».
Ovviamente, Salvini, intellettualmente disonesto, fa intendere che si tratta di ius soli (basta nascere in Italia) e promette battaglia. Di contro il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei: «Lo ius culturae è da promuovere perché l’integrazione, senza il riconoscimento da un punto di vista normativo, sarebbe un contenitore vuoto. A ccogliere è un dovere fondamentale ma se poi non si integra, non si forma, e non si porta una persona anche alla cittadinanza, resta un guscio vuoto. Non basta essere nati in un suolo. La cittadinanza va costruita, è frutto di integrazione, di un accompagnamento».