La procura di Firenze ci va giù dura con la famiglia Renzi.
Nel febbraio scorso Tiziano Renzi e Laura Bovoli, Padre e madre di Matteo Renzi, furono accusati di bancarotta fraudolenta e false fatture; furono sbattuti agli arresti domiciliari con gaudio di Travaglio e suoi compagni.
L’8 marzo il tribunale del riesame revocò la misura riguardante il fallimento di alcune cooperative. Restò in piedi quella relativa a due fatture che le società dei Renzi emisero nel 2015, una da 20mila euro dalla società Party, l’altra da 140mila dalla Eventi 6. Nella fattispecie, si trattava di consulenze per un’attività di ristorazione e per potenziare il flusso di turisti, in particolare orientali, verso l’outlet The Mall nel Valdarno. Per la procura fiorentina si trattava di fatture da considerare false perché non corrispondevano a prestazioni realmente effettuate. Ieri il Tribunale di Firenze li ha condannati. Un anno e nove mesi di carcere (con la condizionale).
Reazioni
Tiziano Renzi, sul suo profilo Facebook ha scritto un post. «Ho il dovere di credere nella giustizia italiana, oggi più che mai. E continuo a farlo anche se con grande amarezza. Perché i fatti sono evidenti: il lavoro che mi viene contestato è stato regolarmente svolto, regolarmente fatturato, regolarmente pagato. Nessuno può negare questo e sono certo che i prossimi gradi di giudizio lo dimostreranno». Poi, ha sottolineato che: «almeno è stato appurato che non c’è neanche un centesimo di evasione; passerò i prossimi anni nei tribunali, ma dimostrerò la totale innocenza».
Matteo Renzi ha fatto trapelare la sua amarezza perché, ha spiegato, «la prestazione c’è stata e le tasse sono state pagate».
Matteo Salvini, dapprima dice «non faccio battaglia politica sulle condanne dei parenti». Poi, da impenitente squalo quale è: «Non commento le condanne, ma sono contento che i miei genitori siano pensionati, tranquilli, che si dedichino ai nipoti e siano incensurati»
Considerazioni
Chissà perché i genitori di giovani politici debbano dedicarsi ai nipoti e non possano continuare ad operare in società pagando regolarmente le tasse. Perché in tutta questa faccenda c’è chiara puzza di bruciato: esistono le fatture, le imposte e le tasse sono state pagate. Chi ha svolto il lavoro dichiara di averlo realmente fatto. Chi ha usufruito di quel lavoro dichiara che il lavoro è stato fatto. Come hanno fatto i giudici a deliberare che il lavoro non ci sia stato? Su supposizioni, su testimonianze e indizi generici? D’altra parte tutta la questione ha riguardato due società private. Non ci sono politici di mezzo, non c’è lo Stato o la Regione o il Comune di mezzo.