Lo si disegnava come un Comico, in effetti, Beppe Grillo, si è dimostrato un politico a tutti gli effetti: nel bene e nel male, ha saputo intercettare l’ansia e la preoccupazione di un terzo della popolazione italiana; le ha sapute convogliare in un contenitore dove la violenza è del tutto assente; riesce a governare di questa massa di popolazione in senso democratico. Accanto questi meriti, sussistono molte stranezze, ma raramente esse sono scevre da un ragionamento politico di larga presa per la popolazione. L’ultima sua uscita “Privare il diritto di voto agli anziani” appare una stranezza ma in effetti non lo è. Politicamente è un sasso buttato in uno stagno dove le scelte politiche sono influenzate dal consenso che, oggi, è espresso soprattutto dagli anziani (i ragazzi e giovani entro i 18 anni non possono votare); conseguentemente non viene garantito “che il futuro sia modellato da coloro che hanno un reale interesse nel vedere realizzato il proprio disegno sociale“. Si spende per i vecchi che una pensione ce l’hanno e non si guarda ai giovani che, allo stato attuale, la pensione possono solo sognarla. “In un mondo sempre più anziano, esperti, studiosi e politici propongono di abbassare l’età del voto (così come proposi anni fa), ma cosa dovrebbero fare le democrazie quando gli interessi degli anziani sembrano essere in contrasto con gli interessi delle giovani generazioni?”
Lo si disegnava come un ottimo politico, amministratore di partito, ottimo amministratore di enti locali. Zingaretti ha saputo e sa gestire la complessa macchina di un Comune o di una Regione. Ma si sta dimostrando un politico prestato alla comicità. E’ sempre un passo indietro, anche tre e quattro, rispetto alla dinamicità della politica attuale, per cui è costretto ad inseguire e, alla fine, a fare tutto il contrario di quello che si prefiggeva, un po’ come un direttore d’orchestra che invece di dirigere insegue i suoi suonatori. La sua comicità ha raggiunto il massimo in questi giorni quando temendo un rapido precipitare degli eventi si è mosso sempre di più verso il Movimento 5 Stelle, arrivando quasi a pregare il capo politico pentastellato Luigi Di Maio perché il patto attuale di desistenza si trasformi, di botto, in una rapporto strutturato tra Alleati. Di più: il segretario dem – riporta La Stampa- ha fatto sapere ai Grillini che “Se Renzi tenta il ribaltone per sostituire il premier, sarò io a portare il Paese ad elezioni, con Giuseppe Conte candidato premier!!! “. Zingaretti sta imitando il grande Charlot, in Tempi Moderni, nei suoi goffi tentativi di inseguire i nastro della catena di montaggio che inesorabilmente avanzava, senza riuscire a starle al passo