La vittoria di Boris Johnson in Gran Bretagna ha rivelato in modo incontestabile, sicuro, evidente, lampante che una Sinistra Radicale potrà fare bella mostra di sé, nelle piazze e nelle istituzioni, ma solo come bella statuina pronta all’imbalsamazione e alla deportazione nei vari musei nazionali. La sinistra radicale, infatti, è risultata la migliore alleata della destra conservatrice di BoJo. La sconfitta della sinistra inglese è figlia della linea radicale di Corbyn, del suo programma, così vintage, così anni 70, che gli elettori l’hanno non solo bocciato, ma malmenato. È la sindrome che porta la Spd tedesca a cambiare continuamente leader tentando di spiegarsi perché arretra continuamente, e gli ultimi li ha scelti così a sinistra che di più non si può, senza però effetti rigeneranti. Oppure è la tentazione dei democratici americani di battere la destra radicale di Trump con un radicalismo liberal uguale e contrario, nonostante la ripetuta lezione della storia ci dica che quando il populismo di destra incontra il populismo di sinistra, vince il populismo di destra.
.È una verità cui i maggiorenti del PD non vogliono sottostare, tetragoni nelle loro novecentesche convinzione del Sol dell’Avvenire, alle realtà del nuovo mondo sorto nel nuovo millennio con le nuove tecnologie che stanno cambiando non solo il mondo ma anche la percezione dell’universo. È come osservare uno sciamano immobile, statico, teso al raggiungimento dell’estasi sotto un albero dai fiori rossi.
Ora, dopo le continue sconfitte subite dalla sinistra in tutto il mondo, quei maggiorenti sentono che il terreno frana sotto i loro piedi, sono in difficoltà e, del resto, il loro imbarazzo è reso evidente dalla penuria di commenti al nuovo quadro inglese.
Non è storia recente. Il Pd, non ha mai affrontato il dilemma nato ai tempi di Tony Bklair e oggi, dopo la subdola campagna contro Renzi, l’uomo che li aveva portati con il 41% al potere e che, ancora oggi, consente loro, di essere al governo del Paese, non sanno fare i conti con la scelta fatta negli anni ‘ 90 dai Ds, mai confermata apertamente ma neppure mai rinnegata.
Ora il Pd si trova stretto tra una stabile sterzata a sinistra chiaramente sconsigliata dal vento europeo e ancor più da quello britannico e un recupero del ‘ blairismo’ ma questo potrebbe avvenire se tutti tornassero in ginocchio da Renzi, per chiedergli scusa per aver sperperato, in modo incosciente, un consenso importante e certamente durevole.
Difficilmente riusciranno a scegliere e tirarsi fuori dal pantano in cui si sono ficcati e in cui hanno ficcato milioni di italiani accora affascinati dagli ideali di uguaglianza libertà legalità. Dopo anni di correntismo, di pugnalate alle spalle, di lotte fratricide, perlopiù condotte dagli ex-comunisti alla D’Alema contro i vari Prodi, Veltroni, Renzi, possono solo sperare che il nuovo movimento delle Sardine riesca a far entrare una ventata di aria fresca in quelle fredde stanze che restano le Botteghe Oscure, nonostante il trasloco al Nazareno.
Ma vedo un pericolo evidentissimo nelle parole, da parassita politico, di Zingaretti: “Grazie per aver reso Roma così bella, per la passione, per chiedere una politica sana. Belle le proposte che avete lanciato, faremo di tutto per metterle in atto ed essere all’altezza del vostro impegno. Cambiamola insieme, la nostra bella Italia”. Così su Twitter e Facebook il segretario del Pd Nicola Zingaretti alle Sardine oggi in piazza a Roma. Quelle 5 parole Cambiamola insieme la nostra bella Italia fanno tremare i polsi, preludendo, esse, a una chiara fagocitazione del Movimento, per succhiarne l’anima dall’interno e prenderne il posto né più né meno di come fa il torsalo, una mosca antropofaga (dermatobia hominis), anche noto come botfly che depositate le sue uova all’interno dell’organismo umano (per lo più il naso o le orecchie) penetra nel cervello e permette alle sue larve di divorare i tessuti in cui crescono.
Il PD, alla ricerca di un’anima, non vada a rubare quella degli altri per approfittarne e divorarla, come ha fatto con l’anima blairiana di Renzi.