Sono dati e non pura semplice propaganda
Impressiona un dato: le famiglie unipersonali, formate quindi da una sola persona, sono cresciute in modo importante elevato e pericoloso per la società: erano una su 5 venti anni fa, oggi sono diventate 1 su tre. Conseguentemente, è aumentato il numero delle famiglie ma il numero medio per famiglia è passato da 2,7 a 2,3. Il che vuol dire che aumentano i single, diminuiscono i bambini. Anzi, non sono mai stati così pochi i neonati: “Nel 2018 continua il calo delle nascite – spiega l’istituto di statistica – i nati vivi, che nel 2017 erano 458.151, nel 2018 passano a 439.747, nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia”. A questo si contrappone l’allungamento della vita media: “La speranza di vita media alla nascita riprende ad aumentare attestandosi su 80,8 anni per i maschi e 85,2 per le femmine″. Tutto ciò rende “l’Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo,con 173,1 persone oltre i 65 anni, per ogni cento persone con meno di 15 anni”. A questo aggiungasi che calano i matrimoni: nel 2017 ci sono state 191.287 celebrazioni, quasi 12 mila in meno, in un anno”. Tutto questo si ripercuote sul totale della popolazione residente in Italia che, al 31 dicembre 2018, è pari a 60.359.546 unità, oltre 124 mila unità in meno rispetto all’inizio dell’anno. E, questo nonostante l’immigrazione
Quanto agli stranieri, al 1 gennaio 2019 i residenti erano 5.255.503 unità, l′8,7% del totale dei residenti, con un incremento, rispetto all’anno precedente, del 2,2% (circa 111 mila unità). Arrivano a circa 5, 8 milioni, includendo i rifugiati senza permesso e, quindi, non registrati nell’anagrafe nazionale. Di quei 5,25 milioni, 2,4 tengono e mantengono una famiglia di oltre 2 persone, lavorano, pagano imposte e contributi per un totale di 10 miliardi di euro/anno. Ricevono dallo Stato Italiano cure mediche e assistenza scolastica per 3 miliardi di euro/anno. Ma altri elementi vanno evidenziati. Il primo: “i migranti fanno i lavori più pericolosi e dannosi per la salute….”. Il secondo: l’87,6% dei lavoratori stranieri vedrà la propria pensione calcolata interamente con il metodo meno vantaggioso quale il contributivo». E non tutti gli immigrati accedono alla pensione. Dai dati dell’Inps si evince che, negli ultimi anni, gli immigrati, tornandosene nel loro paese natio, hanno lasciato nelle casse dell’Istituto circa 3 miliardi di euro di contributi versati, per prestazioni cui avrebbero avuto diritto se fossero rimasti in Italia.
Fonti: Istat,Cnr, Inps