Una lacrimuccia, un segno di croce, un’alzata di spalle, un’occhiata di sbieco, un pensiero rassegnato e, poi,  di fronte a un fenomeno terrificante quali le stragi sulle nostre strade, si volta pagina e si torna a guardare la tv, chattare sul pc, leggere un giornale, mangiare e bere o fare l’amore, studiare o lavorare.

612 pedoni, quasi due al giorno sono morti nel 2018. Senza contare i feriti, spesso gravi. Le cronache ci raccontano di un anziano travolto da un mezzo della nettezza urbana a Roma, una mamma di due bambini, a Rho, investita da un sacerdote ottantacinquenne, una nonna di Iglesias, che è riuscita a salvare la nipotina, spingendola via, un bambino ucciso da un carro attrezzi a Torino, un bambino di due anni nel passeggino, spazzato via in provincia di Brescia, una mamma travolta mentre attraversava la strada col figlio di sei anni, a Bergamo, un disabile in carrozzina, investito sulle strisce da una Maserati, Gaia e Camilla falciate al centro di Roma oppure, di poche ore fa, 17 giovani tedeschi, tra i 19 e 22 anni, che stavano rientrando in albergo dopo una serata trascorsa in un pub-discoteca, falciati da un operaio 27enne, Stefan Lechner, alla guida di un’Audi TT coupé lanciata a tutta velocità lungo la strada statale che attraversa Lutago, paesino della Vale Aurina, in Alto Adige, chiaramente ubriaco, strafatto e distratto dal suo smartphone. Ne ha uccisi sei e feriti 4 in maniera grave. Tra i feriti meno gravi c’è anche una ragazza italiana di 26 anni originaria di Roma: “Sembrava il terremoto, una scena di guerra. Volavano vetri e pezzi di carrozzeria” “Quei corpi, a terra, erano ovunque.

Tutto questo perché a troppi piace bere e drogarsi. A troppi non passa neanche dall’anticamera del cervello che l’alcool è pericoloso, annebbia le facoltà cognitive.  A troppi non passa neanche dall’anticamera del cervello che un altro tipo di droga conduce alla morte: la distrazione da smartphone. Guidano convinti presuntuosamente di essere piloti adatti a tutte le situazioni. Di contro molti pedoni attraversano o comminano ai bordi del marciapiede convinti che il pilota della macchina in arrivo stia attento alla guida. Purtroppo no, è più facile che stia rispondendo a un messaggio, oppure stia litigando a telefono con un suo amico o amica, oppure stia scegliendo un pezzo della sua collezione musicale. Bastano pochi secondi per trasformare un attraversamento pedonale o una breve passeggiata ai bordi della strada in una tragedia come quelle più sopra desctitte.

Esistono responsabilità chiare di coloro che si mettono alla guida alticci o convinti di poter padroneggiare la situazione anche con un cellulare in azione, senza avere coscienza che quel cellulare può trasformarsi in una pistola a colpo multiplo.
Esistono anche responsabilità, ovviamente minori, di pedoni che passeggiano con la testa affogata nel loro smartphone.
Ma le responsabilità maggiori sono nella nostra classe politica intenta solo a mietere consensi attraverso paure fittizie o false notizie, con spreco di risorse che dovrebbero, invece, essere utilizzate per eliminare questa vera e propria guerra sulle strade. Non dimentichiamo che, al di là della situazione dei pedoni appena descritta, in Italia, nel 2018, gli incidenti stradali sono stati 172.553, con 3.334 vittime (Tremila-trecento-trenta-quattro) e 242.919 feriti (duecento-quarantaduemila-novecento-diciannove). Si muore più in Italia per incidenti stradali che in aree in cui c’è una guerra dichiarata.

Solo una società malata, superficiale, ipocrita, dissimulatrice, bacata, manipolatrice può accettare una situazione del genere senza un rigurgito di onestà.

La vita è sacra sempre o non è.