Il titolo mi viene suggerito da una indagine condotta da Gian Antonio Stella e riportata oggi sul Corriere della Sera. Da essa si evince coma la politica italiana sia sempre più debole e pasticciona e pasticciata mentre la burocrazia sia sempre più forte e aggressiva.
Gian Antonio Stella parte da Max Weber ricordando una sua frase: «Ogni burocrazia si adopera per rafforzare la superiorità della sua posizione». Nel caso italiano essa ha saputo crearsi un sistema di tutela di autoriproduzione del suo potere: il TAR e il Consiglio di Stato. Con questi strumenti nelle mani, la burocrazia è riuscita a ricoprire di veli e discrezione tutti i dirigenti pubblici, svuotando, quindi, anni di richieste di trasparenza. Tutto è avvenuto con una leggina infilata nel Milleproroghe di fine anno, come s’usa fare quando tutti dormono appesantiti dai fumi delle feste natalizie.
Gian Antonio Stella ripercorre tutto l’itinerario che iniziò nel ‘97 con la proposta di pubblicare gli emolumenti dei dirigenti pubblici lanciata dal diessino Cesare Salvi e plaudita dal destrorso Francesco Storace, fino ad arrivare al 2009 anno in cui Brunetta, battezzando l’«Operazione Trasparenza», esaltò i ministri che per primi avevano aderito facendo del bene «non solo al governo ma al Paese». Il governo di Mario Monti fece un passo in più. E dopo aver messo on-line i redditi e anche le proprietà dei suoi ministri, confidò di volere «sottoporre a qualcosa di analogo» pure gli alti dirigenti amministrativi. Era il febbraio del 2012.
Da quel momento, però, nonostante, dopo Monti, anche il Governo Renzi avesse spinto per le nuove regole indigeste a tanta parte della nostra burocrazia, il percorso fu sempre più accidentato, ingarbugliato, arruffato, disordinato, complesso. Entrò in campo, chiamato da alcuni burocrati, il TAR e fu l’inizio della fine. “Le linee guida dell’Anticorruzione“– ci ricorda Stella – “erano ormai previste per l’8 marzo 2012. Ma sei giorni prima, il 2 marzo, ecco arrivare la decisione dei giudici amministrativi: prima di decidere, meglio fare subito una sospensiva. Che diede il tempo ad altri aspiranti ricorrenti di presentare al Tar nuovi esposti, appelli, contestazioni.”
Risultato: impantanamenti, congelamenti, rinvii, rimozioni, denunce di eccessi di trasparenza, ricorsi alla Consulta.
Prosegue Gian Antonio Stella: “Fatto sta che dopo varie retromarce sulla trasparenza a dispetto degli antichi proclami di Beppe Grillo contro i burocrati («Bisogna ripulire l’Italia come fece Ercole con le stalle di Augia…») quella leggina infilata, ora, nel Milleproroghe dice tutto. Dopo dieci mesi di paralisi, prima giallo-verde e poi giallo-rossa il Parlamento ha deciso infatti di togliere la trasparenza all’Anticorruzione, di sospendere le sanzioni previste per chi avesse violato le regole esistenti sui redditi on-line (ciao ciao, legge Brunetta…), di dare un anno di tempo al ministro della Funzione Pubblica per rivedere tutto. Con quale spirito, in un paese dove la classe politica è sempre più debole e quella burocratica sempre più forte, è facile immaginare…L’aspetto più divertente, però, al di là dei commenti sul «voyeurismo» di chi invoca la trasparenza (chissà cosa diranno delle leggi inglesi che costrinsero David Cameron a dichiarare d’aver ricevuto in dono un po’ di lezioni d’un «personal trainer»…) è che alla vigilia di Natale, cinque giorni prima di votare quel Milleproroghe che preannunciava la sostanziale abolizione dell’obbligo di pubblicare i propri redditi, il Parlamento aveva votato nella Legge di Bilancio un comma 63 che prevedeva un taglio dal 30 al 60 % dell’indennità di risultato per chi non comunicava quei dati… Per dirla con l’apostolo Matteo, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra…”
fosse solo questo…bisognerebbe abolire tutte le procedure amministrative che danno un potere autorizzativo ai burocrati in quanto vengono usate come fonte di mazzette sottobanco ed in nero…altro che l’evasione fiscale ed il contante servono per far sopravvivere i poveri…
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