Così, con queste parole e senza girarci intorno, Il Capitano di folle oceaniche pronte a immolarsi per lui, si è rivolto alla sua gente: “I Giudici rompono le scatole a chi lavora”. Non ha detto che le rompono ai delinquenti, ai mafiosi, ai corruttori e ai corrotti, ma alla gente che lavora. E, grazie, a giornalisti compiacenti, le sue parole rimbombano nelle case di italiani ignari sottoposti a questo bombardamento eversivo. La magistratura commette errori, scantona, elude, fa pasticci ma è pur sempre un terzo potere dello Stato che deve agire in autonomia e indipendenza; non va additata ed esposta a un giudizio sommario della folla.

In questo attacco alla Magistratura c’è tutta la sua strategia antidemocratica: ieri, con una piroetta delle sue, dopo aver urlato che il suo comportamento a proposito della nave Gregoretti è stato simile a quello della Diciotti e chiesto di essere trattato allo stesso modo e, cioè, esentato dal doversi mettere a disposizione dei giudici per un giusto processo, ha capovolto il discorso, chiedendo ai suoi senatori leghisti, facenti parte della Giunta per le autorizzazioni a procedere contro il Ministro, di votare perché venga mandato a processo.

Una sceneggiata degna del miglior Totò, con la sua trasformazione da lupo ad agnello, da carnefice a vittima (processato, secondo lui, per aver difeso i confini della Patria). Sorvola, Salvini, sul fatto che ha obbligato una nave italiana con 140 disperati a bordo a restare per diversi giorni fuori da un porto italiano. Dove si possa riscontrare una difesa dei confini da una nave italiana è certamente un mistero.

Questa sparata contro i giudici fa seguito all’aggressione contro la Corte Costituzionale che pochi giorni fa ha giudicato inammissibile il referendum chiesto da 8 regioni a trazione leghista per un sistema elettorale maggioritario.

Se ci fosse onestà intellettuale in questo uomo e in chi gli fa da sponda, non si parlerebbe di lui che aggredisce i giudici ma del giudice Gratteri che, in Calabria, ha  condotto per tre anni l’operazione che ha portato all’arresto di 334 persone in Italia e all’estero e alla decapitazione di tutte le cosche che operano nella zona di Vibo Valentia – mettendo in evidenza gli intrighi tra ’ndrangheta, colletti bianchi e massoneria.

E pensare che, negli ultimi tempi, molti Media ci hanno propinato un Salvini non più battagliero ma moderato. Altro che svolta moderata. Salvini punta a travolgere con una spallata le procedure del diritto che frenano la sua ascesa al potere. Non scherzava quando, ad agosto, chiese i pieni poteri.

Salvini che pretendeva un’assoluzione a furor di popolo dagli spalti di uno stadio, fuori dalle aule del tribunale, ora si presta al gioco del vittimismo chiedendo di essere processato in uno stadio adattato ad aula di tribunale insieme a tutto il popolo italiano.  Siamo alla chiamata alle armi contro tutti i democratici poteri dello Stato, in veste leghista ma non dissimile da quella nazista. D’altra parte è a tutti noto come Salvini si sia preoccupato di occultare il filo-nazismo del suo ex portavoce Savoini (quello che teneva il ritratto di Hitler sulla scrivania de La Padania).