Sono più di trenta i deputati e senatori che hanno abbandonato la nave, il seggio del Campidoglio traballa sotto i colpi di 12 consiglieri comunali che votano contro la Raggi, Di Maio è pronto a lasciare la posizione di Capo Politico del Movimento. E questo è il meno. La politica del M5S si scontra con la dura realtà della coerenza, che può essere disattesa in un partito dove è prioritario difendere un’idea e un progetto; diventa arma contundente se disattesa entro una totale mancanza di progettualità.

Perché questa è la verità: il M5S , nato sull’onda di un presupposto, l’onestà,  e non di una ideologia, si manifesta come un corpo senz’anima ondeggiante tra posizioni di destra alla Di Battista/Di Maio nati e cresciuti nell’ombra di un clima post fascista e quelle di gran parte dell’elettorato interessato a problematiche ecologiche, sociali,  umanitarie. Ripetere il mantra di non appartenenza né alla destra e né alla sinistra può funzionare quando non si governa; diventa un arma ingestibile se chiamati a governare e fare delle scelte di politica estera, monetaria,  di welfare, economica.

L’onestà è solo una precondizione che risalta bene stando all’opposizione; stando al governo va accompagnata da ben altri contenuti dovendo scegliere se stare con l’Occidente o contro, con l’euro o contro, con l’Europa o contro, con i ricchi o con i poveri, con le libertà economiche del mercato oppure, con uno Stato accentratore, contro di esse.

Il tutto si aggrava allorquando un Paese come l’Italia deve affrontare quotidianamente problemi che fanno tremare i polsi: la guerra in Libia, l’intromissione della Turchia nello scenario mediterraneo, le politiche economiche della Cina, la politica isolazionistica di Trump, Ilva, Alitalia, Autostrade, Prescrizione e, soprattutto, il trasformismo tipico degli eletti del nostro Parlamento, pronti ad essere proni al vincitore e pronti a fuggir dal carro che sta deragliando.

Il M5S paga la sua arroganza e la sua ignoranza, sbandierate con colpevole accondiscendenza di tanti italiani: per amministrare un Comune basterebbe un ragazzo onesto, per gestire l’Italia basterebbe un bravo avvocato. Purtroppo non è cosi. E i fatti si stanno facendo carico di dimostrarlo.