Ieri, 1° febbraio, Piercamillo Davigo, componente del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), da questo indicato a  presenziare all’inaugurazione dell’anno giudiziario in Milano, è stato costretto a parlare senza la presenza degli avvocati della Camera penale di quella città. Infatti, non appena Davigo ha preso la parola, i penalisti hanno silenziosamente lasciato l’aula e, per manifestare il dissenso alla riforma della prescrizione, hanno mostrato cartelli con tre articoli della Costituzione: il 24 –  diritto di difesa, il 27 – presunzione di non colpevolezza e il 111 – giusto processo.

Non credo ci sia da meravigliarsi se gli avvocati lasciano le aule per non ascoltare le parole di questo magistrato. Non credo ci sia da meravigliarsi se Travaglio sia l’unico che raccoglie i suoi pensieri e li divulga al mondo intero, magnificandoli  come fossero la Bibbia e non il frutto acerbo di un giacobinismo d’antan. Nel caso a qualcuno difetti la conoscenza delle posizioni del Magistrato Davigo o, conoscendole, le abbia dimenticate, le ripropongo, in breve sintesi:

  • l’imputato assolto, o che vede ridotta la richiesta di pena, deve ritenersi un colpevole fortunato. 
  • non esistono innocenti; esistono solo colpevoli non ancora scoperti. 
  • non ci sono troppi prigionieri; ci sono troppe poche prigioni. 
  • la prescrizione va abolita perché una volta che il processo comincia non si può fare una corsa contro il tempo. 
  • gli avvocati sono degli azzeccagarbugli perché rendono difficile il facile attraverso l’inutile.
  • l’avvocato dovrebbe rispondere in solido con il cliente e quindi, dovrebbe depositare, all’atto della presentazione di un ricorso contro la condanna in primo grado, fino a 6mila euro e poi, in caso di inammissibilità del ricorso, versare lui la somma, al posto del cliente.

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