La giornata di ieri è stata molto tribolata per la maggioranza di Governo.
Di fronte alla posizione garantista di Italia Viva che chiedeva di sospendere la legge Bonafede – che determina un processo penale “senza fine mai” – in attesa di rivedere la procedura del codice penale al fine di rendere i processi equi e giusti, Conte, PD, Leu e 5S avevano abborracciato una accordo indigesto per Matteo Renzi. In una intervista rilasciata a Maria Teresa Mieli del Corriere della Sera il leader di Italia Viva ha reagito con forza e determinazione prospettando, senza tentennamenti, un’uscita del suo partito dal governo.
Alla domanda se non si sentisse isolato e con le spalle al muro, Renzi ha risposto: «Non siamo isolati, siamo garantisti. E anche se il premier sembra non capire la differenza tra giustizialismo e garantismo, per noi si tratta di un valore importante. Da un lato c’è Bonafede e purtroppo insieme con lui c’è quello che resta del riformismo del Pd. Dall’altro ci sono i penalisti, i magistrati, i garantisti insieme a secoli di civiltà giuridica italiana». Poi, ha aggiunto: “Questi sono matti, ma dove pensano di andare? Senza di noi non hanno i numeri, al Senato cadrebbero dopo cinque minuti”. “Se per fare il ministro dobbiamo rimangiare secoli di civilta’ giuridica si sappia che non abbiamo problemi a fare un passo indietro. Decida Conte: se vuole cacciarci, basta dirlo. Se vuole tenerci, lavoriamo. Nell’uno e nell’altro caso noi non votiamo il pasticcio prescrizione: le idee vengono prima delle poltrone“. Il leader di Italia Viva ha infine sottolineato: “Noi non stiamo al Governo a tutti i costi . Ci stiamo per mantenere alta la bandiera del riformismo e per aiutare l’Italia. Se Conte vuole sostituirci con una pattuglia di deputati e senatori di Forza Italia, noi ci facciamo da parte con eleganza e stile. Possiamo rinunciare alle poltrone ma non possiamo rinunciare ai valori. Noi siamo e saremo garantisti: non diventeremo giustizialisti per una poltroncina. Non noi, almeno”.
A questo punto coloro che ritenevano di aver isolato Renzi e il suo partito di Italia Viva, si sono ritrovati con il cerino in mano, tremebondi e timorosi di dover affrontare una curva molto pericolosa che avrebbe portato la maggioranza a sciogliersi e il governo a dimettersi. Ecco allora che il PD, al cui interno la corrente riformista si è fatta sentire, ha ceduto e con esso hanno dovuto cedere anche Bonafede e Leu.
Giuseppe Conte 1, quello che sosteneva, avendola firmata, la legge giustizialista di Bonafede; il Conte 2, quello che riteneva manicheo doversi chiedere se fosse giustizialista o garantista; il Conte trééééé, quello che, alla fine, si è ricordato di essere l’Avvocato degli Italiani e non la controfigura di Travaglio, si è accodato.
Immaginate Travaglio!