E’ stato pubblicato il grafico (in foto) che illustra l’andamento del coronavirus in Italia raffrontato con quello della Corea del Sud. La linea gialla indica la situazione italiana con  47mila contagiati ufficiali dall’inizio dell’epidemia e 4.032 morti. L’altra, azzurra, è la curva dei contagi in Corea del Sud: 8.652 infetti e 92 morti.

Questo significa che si può domare questa tragedia, basta seguire un metodo. I cinesi hanno usato la forza, i Sud Coreani stanno utilizzando la tecnologia. Noi vaghiamo e traccheggiamo tra ipotesi scoordinate di controllo e senza aiuto della tecnologia.

Come si legge su REP di quest’oggi, il metodo adottato dai sud coreani è semplice quanto efficace ed efficiente, aiutato in questo da una tecnologia molto avanzata che non usa la forza fisica cinese, quanto la forza dell’informatica. Entrambi i metodi limitano fortemente la libertà individuale, roba da Occhio del Grande Fratello.

In sintesi il metodo sud coreano si basa su molti tamponi e l’ausilio della tecnologia per tracciare i contagiati con sintomi anche lievi e le persone con cui entrano in contatto. Ognuno dei quasi 9mila risultati positivi al test è stato “spiato” dalle autorità sanitarie coreane attraverso i suoi dati medici, il gps dello smartphone, le carte di credito, le telecamere di sorveglianza. Incrociando tutte queste informazioni si sono rintracciate le persone che potevano essere entrate in contatto con Covid-19 e le si sono isolate, in casa o in ospedale, a seconda delle condizioni di salute e dell’esito del tampone. Non solo: una app segnalava i luoghi in cui erano stati i soggetti a rischio e così chi aveva frequentato quello stesso luogo poteva sottoporsi volontariamente al test.

Or se è vero che molti cittadini, con questa metodologia verrebbero privati del loro diritto alla riservatezza, è altrettanto vero che individuando precocemente tutti i contagiati e i loro contatti, si potrebbe garantire, a quelli che non hanno problemi, di circolare liberamente”.