Dal Ministero dell’Economia filtrano voci che pronosticano un crollo del Pil per il 2020 tra il 5 e il 7%, ben che vada. Mattarella dice che nei prossimi mesi l’Italia si ritroverà nelle stesse condizioni in cui si trovò al termine della Seconda guerra mondiale, perciò  serve «la stessa unità di allora.

Per portare a termine una operazione che eviti una catastrofe economica e sociale, occorrerà, mettere a punto un piano economico fatto di sangue e lacrime. Nessun partito può pensare di affrontare, da solo o con formazione abborracciate, questa situazione. Giocoforza occorrerà operare come allora: tutti dentro lo stesso governo con pari responsabilità nei confronti del Paese, anche se in forte contrapposizione politica.

Se ne stanno convincendo tutti, a sinistra come a destra. Si sta cominciando con «un tavolo permanente» tra partiti di maggioranza e opposizione. Ma non è e non sarà sufficiente, per cui è facile ipotizzare che si passerà dall’«unità nazionale» al «governo di unità nazionale».

E il nome che convince tutti per questa operazione disperata è quello di Mario Draghi. Convince Berlusconi, Salvini; convince Renzi che ne ha parlato da tempo; convince i centristi alla Casini, convince molti a sinistra, in special modo quelli che realisticamente capiscono che un governo di parte, come quello attuale, non potrebbe reggere l’urto di una tragedia economica e sociale.

Non ci sono altre opzioni, visto che la strada delle elezioni è sbarrata da tanti problemi, dal referendum per il taglio dei parlamentari, all’obbligo di adeguare i collegi, dalla necessità di varare una nuova legge elettorale, al «semestre bianco» per la nomina del nuovo  Presidente della Repubblica prevista per il 2022.