La Politica si è incartata. Con un numero di morti giornalieri ancora superiore a 700 (ieri 766) e con il rischio di un’epidemia “di ritorno”, come a Hong Kong, le esitazioni di chi deve decidere se e come riaprire hanno una giustificazione politica e naturalmente umana. Solo chi non ha responsabilità può ostentare una facile sicurezza. Ma quello che è inaccettabile è il caos, la confusione delle date, il dire la verità un pezzo per volta così da disorientare ancora di più il normale cittadino. Così scriveva questa mattina Stefano Folli, editorialista de La Repubblica, seguito, con parole diverse solo nella forma, da altri editorialisti quali Panebianco, Polito, Verderami, e, con loro, anche editorialisti de Il Fatto quotidiano, sempre accomodante con il governo, come Antonio Padellaro.
La politica si è incartata e sono in tanti i politici di tutti gli schieramenti che, confusi e disorientati, cercano una strada nuova per uscire da questa situazione in cui il governo è appiattito a una comitato tecnico-scientifico e a una protezione civile che sembrano anch’essi confusi e con idee diverse. In tanti sono consapevoli, se non addirittura atterriti, che la fase di allentamento delle misure restrittive sarà la più difficile.
Dopo i 151 provvedimenti fin qui adottati, tra cui diversi Decreti del Presidente del Consiglio, tre Decreti Legge e quattro autocertificazioni che non hanno evitato di contare migliaia e migliaia di morti (una vera ecatombe), ogni nuova decisione innescherà scontri politici e istituzionali tra governo e regioni, imprenditori e sindacati, maggioranza e opposizione con contrapposizioni anche violente, scaricabarile, fughe dalle responsabilità, fumi e fumogeni.
E allora? Quella che doveva essere una manifestazione di umiltà da parte del governo e conseguente richiesta alle opposizioni di un serio lavoro comune, su un tavolo comune, su un progetto comune, sarà invece una dichiarazione di incapacità per lasciare il passo a un rimpasto importante dell’assetto governativo o a un nuovo governo di unità nazionale. Sono gli stessi partiti della maggioranza che avvertono il fiato corto del governo di fronte a una sicura futura più accentuata conflittualità. Nella maggioranza della classe politica, oramai, si fa strada la convinzione che la Politica possa essere definitivamente travolta.
Ed ecco che non sono più tabù le proposte di Renzi, anzi vengono copiate seppur in ritardo, non sono più tabù le argomentazioni su Draghi, nuovo comandante in capo, come pure su scienziati che non offrono soluzioni condivise tra loro, su elezioni regionali da rinviare sine die, su cabine di regia da avviare subito, su Pd di Zingaretti e 5S di Crimi non in grado di sopportare l’onda d’urto delle accuse di non aver saputo fare quel che c’era da fare e, in particolare, su un governo che cerca solo di difendere se stesso, con un Presidente del Consiglio pronto a comunicare che lui non sbaglia mai, semmai sono altri a sbagliare, che si tratti della protezione civile (date di riavvio), del ministero degli interni (bambini), dell’Inps (flop informatico), del comitato tecnico-scientifico (mascherine). Proprio queste ultime questioni, che chiamano in causa Giuseppe Conte, faranno da apripista per una rimodulazione dell’assetto politico. Con quali risultati non è dato di sapere.
Ma, nel caos, noi italiani sappiamo districarsi e c’è da giurare che anche stavolta ce la caveremo.