Sul Corriere della sera di oggi, Monica Guerzoni intervista Teresa Bellanova di Italia Viva che ha molto da dire su quel che sta succedendo in Italia. In primis: «Scontiamo un ritardo che rischia di essere irreparabile». «Una nuova organizzazione del lavoro, dei trasporti e della socialità non si organizza in poche settimane». «Avrei investito risorse per rendere sicuri i luoghi di lavoro, piuttosto che per mantenere chiuse le aziende. E destinato risorse alla riduzione del rischio nella mobilità, piuttosto che per tenere le persone a casa. Purtroppo il problema del virus lo avremo almeno fino a quando non ci sarà il vaccino».
Per quanto riguarda il dilemma “salute-economia”su cui sono impantanati i tanti comitati e le tante tsk Force insediati da Giuseppe Conte, La ministra Bellanova precisa «Salute è un termine ampio. Non c’è solo l’aspetto sanitario, che pure è determinante. C’è anche il come si mette in sicurezza il Paese dal punto di vista occupazionale ed economico. Ci sono intere fasce sociali che sono andate in forte sofferenza. Il rischio fame è serissimo e anche quello di nuove povertà. Non li considero mali minori».
Tutti litigano su quando riaprire, se riaprire e come riaprire «Io spero – dice Bellanova – ancora che sia possibile aprire prima della fine del mese. Nel manifatturiero, come nelle costruzioni, ci sono molte imprese pronte a riaprire in sicurezza. Penso al settore delle macchine agricole, al made in Italy, alla moda, al tessile. E penso ai cantieri edili bloccati nelle scuole. Perché non riaprirli subito, così che a settembre gli studenti possano trovare gli edifici a posto?».
Infine, su pressione dell’intervistatrice, Teresa Bellanova affronta un problema che attiene all’approvvigionamento delle provviste per le nostre tavole. Le aziende lamentano una carenza tra i 270 mila e i 350 mila lavoratori stagionali per le prossime campagne di raccolta di frutta e ortaggi. C’è bisogno di una quantità enorme di manodopera che non c’è. Non è pensabile lasciare marcire i raccolti nei campi, mentre le persone più fragili hanno bisogno di cibo. La ministra avverte: «Non chiedo un diritto di maternità, ma da anni dico che bisogna fare i conti con il caporalato e il lavoro nero, ben prima di questo maledetto virus. Ora più che mai non è l’Italia che fa un favore agli immigrati, è che ha bisogno di manodopera aggiuntiva». «Migliaia di irregolari che vivono nei ghetti, lavorando in nero, hanno acquisito professionalità. Non solo sono necessari nei campi, ma se non messi in regola possono diventare un grosso problema per la loro salute e per la salute degli italiani. E ricordo che nelle nostre case ci sono tante persone, colf e badanti, che si stanno prendendo cura dei nostri genitori e dei nostri figli. Le regolarizziamo, oppure per un approccio ideologico le lasciamo in nero?».