Ci raccomanda prudenza il premier Conte, rifarebbe tutto quello che ha fatto finora, ci consente, come fossimo cani al guinzaglio, di uscire per andare a trovare affetti stabili; con il coro delle task force nazionali e locali che, si è contato, sono composti da 1.500 membri che han prodotto 200 atti legislativi, stabilisce un programma di riaperture progressive dal 4 maggio al 1° giugno, salvo scuola e turismo, attività per le quali occorre attendere le opportune decisioni.
Sinceramente non si comprende come una riapertura a giugno anziché al 18 maggio o al 18 luglio possa influenzare l’andamento del contagio, in assenza di altre indicazioni tecnico scientifiche che, come dimostrato finora, son tutto tranne che scientifiche.
Chi può sinceramente e sapientemente affermare che con un quasi azzeramento dei contagi, esso non possa riprendere grazie agli asintomatici o a coloro che, pur avendo già sofferto della malattia, ricadono in essa? Chi può, in buona fede affermarlo?
Questo comporta una semplice conseguenza: Il virus c’è e resterà tra di noi fino a quando non saranno trovate le giuste terapie o il giusto vaccino. Da qui non si scappa. In attesa di questi eventi, di là da venire, sappiamo che dobbiamo convivere con questo maledetto covid-19. E, per evitare drammi sanitari, occorre una semplice regola: mascherine idonee, distanziamento sociale e guanti, oltre a reagenti e tamponi pronti nelle unità ospedaliere o negli ambulatori.
La scelta del governo di restare a metà strada e limitare i danni di qui e di là, forse è quella giusta o forse no. Non lo sappiamo. Non avremo mai la controprova. Di certo o vince il virus o vince la crisi. Non c’è la vittoria tanto invocata del Tutto andrà bene. Purtroppo no, Tutto andrà male (salvo che per i furbi). Inutile far credere qualcosa di diverso, nascondendo la polvere sotto il tappeto. Allora tanto vale un po’ di coraggio in più. Stare a metà strada, con soluzioni blande e il timore di muoverci, potrà impedire qualche ricovero in meno ma non aiuterà il paese, non aiuterà la sanità, non aiuterà l’economia.