Da una parte, c’è il Governo che, pur nella considerazione di una situazione drammatica e unica nel suo genere, procede con una politica troppo prudente e spesso contraddittoria. Basti considerare la confusione creatasi attorno ai congiunti o agli affetti stabili. Dall’altra, ci sono Regioni che non intendono cedere troppo spazio allo Stato Centrale, gelose delle loro prerogative costituzionalmente rilevanti grazie a un titolo V voluto in un momento di difficoltà dei partiti tradizionali contro l’avanzata della Lega secessionista di fine secolo scorso e confermato dai cittadini italiani che, nel 2016, bocciarono un referendum che avrebbe riportato allo Stato tutta una serie di funzioni essenziali per una politica sanitaria, energetica, infrastrutturale, omogenea. Dall’altra ancora, ci sono le categorie lavorative, che fatte salvo alcune del sud Italia abituate all’assistenzialismo, non ce la fanno più a stare con le mani in mano mentre le loro attività rischiano la cancellazione o un pericoloso ridimensionamento.
Succede così che quando il Ministro per i rapporti con le Regioni, Francesco Boccia, durante una videoconferenza con i governatori riuniti davanti a lui nei piccoli schermi, pronuncia la frase: “Propongo un metodo: ordinanze regionali coerenti con il dpcm″, la sorpresa è tanta, in quanto non esiste che un ministro chieda quasi un favore in presenza di un atto perentorio e inemendabile quale è il Decreto con il quale il Presidente Conte fissa i tempi e le modalità della riapertura.
Questo dà il senso del clima che si vive presso le istituzioni. Un atto perentorio non viene più considerato tale e si trasforma in richiesta caritatevole di accettazione. Luca Zaia ha già aperto quel che doveva aprire. Jole Santelli è andata dritta: in Calabria domani riaprono bar, ristoranti e agriturismi. Tutti i governatori scrivono a Mattarella paventando lesioni delle loro prerogative. A questo aggiungasi l’atteggiamento di parte della maggioranza di Governo che, insieme alle opposizioni, punta il dito contro il premier per le sue decisioni considerate anticostituzionali. E, poi, Giorgia Meloni occupa la piazza Montecitorio al grido: Il silenzio degli Innocenti, riferendosi con questo alle categorie maggiormente sacrificate dal Decreto ultimo del Governo. Matteo Salvini, geloso dell’avanzata di Fdi della Meloni e della sua politica più accattivante della sua, prepara gesti estremi come l’occupazione delle aule del Parlamento. 5 milioni di lavoratori ancora aspettano la cassa integrazione di marzo che doveva arrivare entro metà aprile. Il Politecnico di Torino sancisce che l’80% delle mascherine in circolazione non sono efficaci. Infine, centinaia di migliaia di piccoli commercianti e piccoli imprenditori vogliono consegnare le loro chiavi allo Stato.