Siciliano di nascita, toscano di adozione, Alfonso Bonafede è parlamentare dal 2013 ed è uno dei più fidati e vicini al capo politico del Movimento, Luigi Di Maio. E’ soprannominato per questo il ‘mister Wolf’ a 5 Stelle. Avvocato, è nato a Mazara del Vallo il 2 luglio del 1976, ma dal 1995 abita a Firenze dove si è laureato in Giurisprudenza e dove è rimasto collaboratore come cultore di Diritto Privato e dove ha conosciuto Giuseppe Conte, docente di privato nello stesso ateneo. E’ stato Bonafede ad avvicinare Conte al M5s. Grazie, quindi, ad Alfonso Bonafede, Giuseppe Conte è diventato Presidente del Consiglio, il quale, per sdebitarsi l’ha portato con sé al governo Conte1, quello giallo-verde- e, poi, al governo Conte 2, giallo-rosso.
Nell’espletamento delle sue funzioni Giuseppe Conte ha anche nominato Domenico Arcuri a Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19. In queste sue funzioni, Domenico Arcuri avrebbe dovuto assicurare mascherine certificate a tutta la popolazione italiana, reagenti per tamponi, applicazione informatica per tracciare i percorsi dei contagiati, indagini sierologiche a tappeto. Avrebbe…. Perché il quadro attuativo è desolante. Tutto è da definire e sistemare ancora oggi a 3 mesi dalla dichiarazione di stato di emergenza emanato da Conte il 31 gennaio 2020. Purtroppo, è di questi giorni, una notizia molto imbarazzante del modo di fare e di essere del dr. Domenico Arcuri. La Giornalista Giulia Presutti, in una sua indagine giornalistica poi trasmessa su Report di Rai3, ha dimostrato come Il Commissario Unico Domenico Arcuri si sia preoccupato, all’inizio del suo incarico, di difendere gli interessi di una società piuttosto che quelli dei cittadini per i quali aveva il dovere di agire. Tutta l’inchiesta della giornalista Presutti e le reazioni di Arcuri sono riportate nell’articolo tutto da leggere curato da Rossella Daverio:
https://medium.com/@rosselladaverio/il-dottor-arcuri-dovrebbe-vergognarsi-dc33870a7054
Nell’espletamento delle sue funzioni, Alfonso Bonafede nel giugno 2018 nominò, al posto del prestigioso dr Nino Di Matteo, il semisconosciuto Francesco Basantini a direttore del DAP Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che, con miliardi di euro a disposizione e il corpo di polizia penitenziaria composto da oltre 60.000 addetti, ha la gestione amministrativa del personale e dei beni della amministrazione penitenziaria, svolge i compiti relativi alla esecuzione delle misure cautelari, delle pene e delle misure di sicurezza detentive, svolge i compiti previsti dalle leggi per il trattamento dei detenuti e degli internati. È di questi giorni la notizia che sono 376 fra mafiosi e trafficanti di droga. A Palermo, 61. A Napoli, 67. A Roma, 44. A Catanzaro, 41. A Milano, 38. A Torino, 16. Tutti mandati ai domiciliari per motivi di salute e rischio Covid, nell’ultimo mese e mezzo. Una lista riservata che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha inviato solo mercoledì scorso alla commissione parlamentare antimafia, che l’aveva sollecitata più volte al capo del Dap Francesco Basentini, che alla fine si è dimesso, travolto dalle polemiche per le scarcerazioni. Una lista che preoccupa anche i magistrati delle procure distrettuali antimafia, dalla Sicilia alla Lombardia, che continuano ad opporsi al ritorno dei boss nelle loro abitazioni, sollecitando piuttosto il trasferimento in centri medici penitenziari, che peraltro sono strutture di eccellenza della nostra sanità. Ora, Alfonso Bonafede cerca di togliere se stesso e il governo dall’imbarazzo con un provvedimento riparatore dagli effetti immediati; forse già oggi arriverà il decreto legge per riportare quei detenuti a scontare la pena in cella, nella speranza di evitare il concreto rischio di fuga dei padrini.