Eravamo in tanti ad auspicare che Renzi riuscisse a creare le condizioni per un nuovo governo in cui fosse ridimensionato il peso dei grillini. L’occasione era stata data dalle mozioni di sfiducia presentate contro il ministro Bonafede. È stata persa. Ora, Italia Viva rischia la normalizzazione e la sterilizzazione della sua politica proiettata verso il futuro piuttosto che sulla sopravvivenza. Se ne colgono i segnali dai posizionamenti del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il quale, da una parte, apre a Italia Viva e, dall’altra, subito dopo, dice che il MES, tanto caro a Renzi e Marattin, non è tra i suoi obiettivi, pur trattandosi di un prestito senza condizionalità, a tasso vicino allo zero. Conte, insomma, preferisce emettere BTP al tasso dell’1,5% legato per di più all’inflazione; preferisce, cioè, che lo Stato chieda comunque soldi in prestito a un tasso ben remunerato piuttosto che prenderli a tasso zero. Perché? Ovviamente, per una impostazione del tutto ideologica dei 5 Stelle. Quindi una carezza ai 5S e uno schiaffo a Italia Viva. Questo è. Inoltre, non è difficile immaginare che l’apertura di Conte verso Italia Viva, stante l’attuale composizione del governo, si tradurrà in un po’ di cantieri in più ma sotto il controllo della De Micheli, in un po’ di soldi in più per la famiglia ma sotto il controllo del Ministero dell’Economia e un po’ di assistenza in più ma sotto il controllo di Speranza.
Occorrerà la mossa del cavallo. Non a caso è il titolo di un libro piuttosto articolato e composito di Renzi. Ma qui la mossa è più semplice e più a portata di mano.
È noto che le Commissioni di Camera e Senato sono posti di controllo e indirizzo per qualsiasi legge dello stato. Non a caso, nel famoso manuale Cencelli molto utilizzato nella prima repubblica per la spartizioni delle poltrone di governo e parlamentari, un presidente di Commissione di Camera o Senato pesa quasi quanto un ministro.
Or si dà il caso che, come da regolamenti parlamentari, a metà giugno che coincide con la metà dell’attuale legislatura, verranno a naturale scadenza tutte le presidenze di Commissione. Tra queste ce ne sono 5 occupate da membri della Lega, scelti all’epoca del Conte 1. Renzi sa che una fetta ben più robusta di potere passa da lì piuttosto che da posti di sottogoverno. Un colonnello di Italia Viva, come riporta l’Huffington Post, spiega che “non ci dispiacerebbe uno dei nostri alla Giustizia o alle Infrastrutture. Ma bisogna aspettare che quella partita si apra, e poi, comunque, rischiamo che resti, per mesi, senza deleghe e sia ridotto a un ruolo di molta apparenza e poca sostanza”. Si finirebbe per essere cornuti (senza peso politico) e mazziati (immaginate Travaglio). Viceversa, l’assegnazione di uno o due presidenti di Commissione aprirebbe la strada a una partecipazione attiva alla politica del governo che eviterebbe la sterilizzazione dell’azione di Italia Viva e la sterilizzazione delle denunce di misero adeguamento alle scelte dei 5S di Di Maio, di LEU di Speranza e del PD di Zingaretti.