Arrivano miliardi a pioggia e, molto probabilmente, per gli appetiti delle varie categorie, il governo attuale non saprà come muoversi. Resterà immobilizzato in lunghe trattative con i sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro. E, alla fine, avremo la solita distribuzione a pioggia che manterrà il nostro Paese inchiodato al sistema attuale, correntizio e clientelare.
Il motivo della sua immobilità e della scarsa credibilità in una visione del futuro sta nella maggioranza che lo sostiene, formata per lo più da estimatori della decrescita felice e del rattoppo, del ristoro e del ricatto elettorale.
Mettendo da parte l’obiettivo di un governo nazionale, visto le astruserie e le inconcludenze di Salvini e della sua Lega impegnata solo a rincorrere l’emigrante di turno, occorre comunque un nuovo governo che metta insieme le forze dell’attuale maggioranza con, in più, con il soccorso di Forza Italia e Azione di Calenda. Questa soluzione può riequilibrare la composizione ministeriale del governo verso progetti più ambiziosi, già perseguiti da Italia Viva ma difficilmente realizzabili stante la voce minoritaria di questa forza politica dentro la maggioranza.
Allora sì che si creerebbero le condizioni per un futuro solido del Paese che scavalchi l’asfissiante sistema attuale tutto impregnato di assistenzialismo e clientelismo.
Tre sono i piloni fondamentali per questa svolta:
- Gli investimenti per le grandi opere infrastrutturali che comprendano tutto quell’insieme di opere pubbliche (strade, acquedotti, ferrovie, fognature, opere igieniche e sanitarie), che costituiscono la base dello sviluppo economico-sociale di un paese e, soprattutto, quelle attività che si traducono in formazione di capitale personale (l’istruzione pubblica, la ricerca scientifica, le innovazioni tecnologiche, la digitalizzazione).
- La riorganizzazione dello Stato per 1) eliminare la burocrazia utile solo alla grande criminalità, la sola capace di utilizzarla a piacimento, e 2) per un riordino dell’ordinamento Statale, puntando o su “Regioni e Comuni o Associazioni di Comuni” eliminando le Province, oppure su “Province e Comuni” eliminando le Regioni, il tutto accompagnato da una intelligente distribuzione delle funzioni concorrenti tra Stato e Regioni o Province.
- Le donne. La pandemia ha evidenziato anche agli occhi dei più ottusi maschilisti come un carico di lavoro pesantissimo si sia abbattuto ancora una volta sulle spalle delle donne, costringendo una su due ad abbandonare piani o progetti di vita o di lavoro a differenza degli uomini che sono, comunque, riusciti a portare avanti quello che avevano in programma. Alessandra Ziniti, , in un articolo su Repubblica di oggi, evidenzia come la gestione dei figli chiusi in casa per due mesi, i più piccoli difficili da tenere a bada magari nelle stesse ore in cui si sta lavorando al computer, ma anche i più grandi da seguire nei compiti con la novità della didattica online, è stata il principale fattore di sofferenza delle mamme nella fascia di età tra i 31 e i 50 anni. Il 71 per cento di loro, con un’occupazione, ha dichiarato di aver fatto tutto da sola: dalla cura della casa ai compiti dei figli, dall’assistenza ai genitori anziani fino alle ore di gioco dei più piccoli. E peggio ancora è andata alle più giovani, tra i 18 e i 30 anni, che — nell’85 per cento dei casi — ha dichiarato di essersi totalmente fatta carico della cura dei propri bambini. E quel che è peggio è che non è affatto finita: finché nidi, asili e scuole rimarranno chiusi, una volta ripartita la macchina produttiva, il 63 per cento delle intervistate non ha dubbi: il carico della famiglia sarà ancora tutto sulle loro spalle.
Da una ricerca Eurostat apprendiamo: il numero di donne italiane con responsabilità di cura dei figli è di pochi punti inferiore rispetto alla media europea (29,2% rispetto a 31,4 Ue), ma la percentuale di rinuncia femminile al lavoro per prendersi cura dei figli è nettamente più alta (11,1% rispetto a 3,7, che in Germania diventa 1,3 e in Danimarca 0,9). Guardando all’Europa, dunque, le italiane rinunciano ai figli temendo per il lavoro e/o al lavoro temendo per i figli. Questa non è una questione femminile. Questa è una questione di tutto il Paese che va risolta dando alle donne il giusto ruolo. Hanno dimostrato di essere molto più pragmatiche degli uomini. Non a caso, tre donne e non tre uomini stanno salvando la faccia all’Europa, indirizzando le decisioni per una Unione più stabile e inclusiva: Merkel, Lagarde, Von der Leyen