Non amavo molto le trasmissioni di Giletti. Le trovavo troppo ridondanti seppur con elementi interessanti di discussione. Troppe grida, troppi intrecci dialettici coperti da rumori sovrapposti in una forma di isteria collettiva. Col tempo il conduttore è riuscito a riequilibrare i tempi, a sedare le controversie in studio ma, soprattutto, a centrare argomenti interessanti e di sicuro interesse nazionale come risultano essere, ultimamente, la magistratura inquinata e la mafia moderna.
Della mafia sappiamo tutto, salvo dover prendere atto di una frase della moglie di Totò Riina, Antonietta Bagarella: si scoprirà che c’è gente peggiore della mafia. Di questo ne è convintissimo l’ex magistrato De Magistris, oggi sindaco di Napoli, che ieri sera durante la trasmissione di Giletti ha confermato questo concetto: c’è un sistema peggiore della mafia e della ndrangheta. E ha puntato il dito contro il sistema clientelare e corrotto che ha inficiato la Magistratura.
In proposito, è stato molto circostanziato, fornendo molti rilievi inquietanti su molti uomini che hanno ruotato intorno a Basentini, capo dimissionario del DAP, cugino del ministro Speranza; persino su Giulio Romano, capo dimissionario dell’ufficio trattamento dei detenuti, entrambi convintamente scelti da Bonafede. Si è trattato di accuse davvero terribili, basate su documentazione ufficiale. Curiosamente nessuna delle persone citate replica, spiega, querela.
La ciliegia sulla torta arriva con le dichiarazioni di Palamara il quale, serafico e per nulla intimorito, apre il vaso di Pandora e conferma come le modalità con cui si procede ancor oggi alle nomine degli incarichi in campo giudiziario fanno rabbrividire: tutte le correnti della Magistratura, nessuna esclusa, sono coinvolte nelle nomine. Ma non si fermano a questo perché risulta che non si limitano a nominare i propri ma fanno la guerra a chi non fa parte del sistema e utilizzano le varie questioni criminali locali e nazionali, vere o presunte, per accrescere il loro già importante potere, con la conseguenza di indebolire la politica, metterla con le spalle al muro e diventare, loro stesse, centri di potere assoluto.
Della crescita di questo potere, difatti, hanno dato buona prova negli ultimi venticinque anni, contribuendo non marginalmente a far saltare in aria i governi di Silvio Berlusconi e di Romano Prodi; mettendo alle corde Matteo Renzi e Matteo Salvini; infilzando una gran quantità di politici di calibro minore.
Marco Travaglio, come ben si sa, ha basato tutta la sua carriera giornalistica utilizzando i brogliacci e i fascicoli che i vari magistrati mettevano a punto. Ha lanciato accuse, denunciato, massacrato, pestato, malmenato, strapazzato, bistrattato tutti coloro che non erano nelle sue simpatie. Lo poteva fare perché sotto l’ombrello di una magistratura dove, fatto salvi tantissimi magistrati onesti, spadroneggia, come rilevano De Magistris e Palamara, un sistema piduistico peggiore del sistema mafioso.