Blaise Pascal diceva: “Gli uomini sono così necessariamente pazzi che sarebbe essere pazzo, con un’altra forma di follia, il non esserlo”. Ne danno prova, nella loro relazione di disamorosi sensi, il PD e il M5S.

Sulle grandi opere,
i 5S si oppongono alle grandi opere infrastrutturali, salvo ripensarci, dopo l’esperienza del ponte Morandi e affiancarsi a Italia Viva per sposarne le politiche contro le posizioni del PD che rifiuta le semplificazioni previste da Giuseppe Conte per superare le attuali norme sugli appalti.

In Economia e lavoro,
i 5S erano furiosi contro il job act di Renzi. Fecero ferro e fuoco nel propagandare la reintroduzione dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori. Dopo due anni al governo del paese, non hanno fatto nulla. Anche gli attuali reggenti del PD digerirono male  il job act e anche loro, dopo un anno di governo con i 5S, non hanno fatto nulla per reintrodurre l’articolo 18.
Anche sugli 80 euro, parte importante della politica di Renzi, i 5S e gli attuali reggenti del PD fecero ironie e sarcasmi (mancette). Oggi, a braccetto, vogliono portarli a 100 e allargare la platea dei beneficiari.
Sulle nazionalizzazioni, i 5S sembrano i comunisti di una volta e il Pd si mostra come la DC di una volta, pronta a sposare le posizioni di Renzi.

Sulla Sanità
Ancora oggi il M5S si diceva contrario all’obbligo di effettuare dieci vaccinazioni per bambini e ragazzi entro i 16 anni. Ma la legge che ha introdotto le vaccinazioni obbligatorie è ancora in vigore e il M5S non ha deposto le armi per modificarla.

Sulla giustizia,
dopo i pasticciacci provocati da Bonafede con i vari Basentini, restano delittuosamente in vigore i decreti sicurezza che il PD aveva ferocemente combattuto.

In Politica estera,
il PD era convintamente atlantista, tranne alcune frange ininfluenti; oggi, dopo l’esperienza Trump, lo sono un po’ meno. Viceversa, il Movimento 5 Stelle è stato storicamente scettico sull’appartenenza dell’Italia alle organizzazioni internazionali occidentali come la NATO e l’Unione Europea, oggi, stando al governo, abbozzano e accettano la moneta unica (euro) e l’appartenenza all’Europa, salvo frange dibattistaniane. Per non dire di Di Maio che se ne va in giro per il mondo come una pallina da tennis raccolta e rilanciata e ripulita con comunicati stampa che fanno concorrenza alle autocertificazioni volute da Conte con il solo risultato del niente di niente, anzi peggio: Regeni non ha giustizia e l’Egitto prende da noi armamenti per far guerra a El Sarraj di cui saremmo alleati;

Insomma,
siamo in presenza di un impasto di inesperienze, proposte, intenzioni, proponimenti, disegni, volontà che prefigurano, dopo la pandemia, un sistema Italia impoverito, sfilacciato, inefficace e inefficiente. Prima o poi, il popolo italiano sceglierà un dittatore.