Non c’è niente da fare. Se Travaglio si convince di una cosa, state certi che è pronto a fare il patto con il diavolo purché gli fornisca appigli, pretesti, cavilli,  arzigogoli che diventino forconi da infilare nel fondoschiena del malcapitato.

Nel caso delle nuove rivelazioni del giudice Amedeo Franco, circa il processo “pilotato” in sezione “feriale” della Cassazione (qui i giudici sono quasi sempre incompetenti in materia) che, secondo quel giudice, condannò ingiustamente Berlusconi a 4 anni per frode fiscale, il diavolo ce l’ha messa tutta per metterlo in condizioni di esercitare la sua malefica arte di travagliatore di anime colpevoli o innocenti, senza distinzione alcuna, accomunati solo dalla sua invidia, perfidia e cattiveria.

Dapprima gli ha suggerito di maltrattare chi, considerato inaffidabile e coglione, si è permesso di difenderlo, scrivendo di loro: il suo impiegato Nicola Porro sulla sua Rete4, il suo Giornale e il Riformista vice-diretto dalla sua ex portavoce Debora Bergamini. Ma anche i politici che han prese sul serio le dichiarazione del giudice Franco: FI, Salvini, FdI e l’Innominabile (Renzi). Tutto in famiglia.

Poi, il diavolo gli ha fornito tutta una serie di artifici tipici di un sistema infernale da colonna infame. Chiunque può considerarli verosimili:

  1. Il processo per frode fiscale andava in prescrizione il 1° agosto 2013, pertanto fu giocoforza affidarsi a una sezione “feriale” e non a una sezione competente della Cassazione.
  2. La sezione “feriale” della Cassazione deliberò sul caso Berlusconi con riferimento a una costante e pacifica giurisprudenza di questa Corte.
  3. Nessuno sa cosa abbia detto Amedeo Franco in camera di consiglio della Cassazione. Vale solo in fatto che egli abbia firmato il documento di condanna.
  4. Inutile che Berlusconi faccia affidamento sulla Corte Europea visto che già due anni fa ritirò il suo ricorso.
  5. Berlusconi fa conoscere questa dichiarazione del giudice Amedeo Franco solo dopo la sua morte ma il giudice non può confermare.

Indipendentemente dal credo politico, non è accettabile che tante menzogne vengano propalate senza che ci sia, da parte di chi conosce un pò la materia, un minimo di contestazione verso dette fandonie . Pertanto, se mettiamo da parte gli arzigogoli del diavolo e sgombriamo il campo dalle sue fumisterie, scopriamo punto per punto che:

  1. la prescrizione, per la presunta frode del 2002, non sarebbe scattata il 1° agosto 2013 ma il 25 settembre 2013 e solo un anno dopo per quelli del 2003. La corte competente sarebbe tornata in piena funzione il primo settembre 2013 e avrebbe avuto 25 giorni di tempo per decidere per i primi e più di un anno per il resto (la Corte feriale giudicò Berlusconi in 24 ore…).
  2. Il primo agosto del 2013 la sezione feriale della Corte di cassazione non confermò la sentenza di condanna in capo all’imputato Silvio Berlusconi secondo uno schema sempre adottato. Infatti, meno di un anno dopo, il 20 maggio del 2014, la terza sezione, quella che avrebbe discusso il caso se non si fosse ricorsi alla feriale, si pronunciò su un processo proveniente da Torino, con fatti analoghi. Si legge in sentenza: “In sostanza, la corte d’appello appare aver adottato una interpretazione (analoga a quella poi seguita dalla Sezione Feriale 1/8/2013, n. 35729) (…) Si tratta però di una tesi che non può essere qui condivisa e confermata, perché contraria alla assolutamente costante e pacifica giurisprudenza di questa Corte ed al vigente sistema sanzionatorio dei reati tributari”.
  3. Non sappiamo cosa disse Franco in quella sezione Feriale ma sappiamo che, subito dopo, rilasciò una dichiarazione spontanea di fronte a diverse persone in cui spiega chiaramente lo stato di intimidazione in cui fu costretto ad operare. Possiamo affermare che fu un vigliacco a non opporsi alla luce del sole. Resta il fatto che poi si è pentito e ha parlato.
  4. Berlusconi non ha mai ritirato il ricorso contro la sentenza di condanna per frode fiscale. Travaglio si confonde col ricorso contro l’espulsione dal Parlamento di Berlusconi, quello sì, ritirato per il semplice motivo che, nel frattempo, egli era stato riabilitato e dunque non aveva senso chiedere il recupero dei diritti civili se già gli erano stati restituiti.
  5. Chi viola il segreto della camera di consiglio commette reato e illecito disciplinare. Il che spiega perché Berlusconi abbia atteso 7 anni e la morte di Franco nel 2018 per divulgare il nastro: per risparmiargli un processo per rivelazione di segreto d’ufficio e omessa denuncia (il giudice non aveva mai segnalato ai pm i gravissimi reati spiattellati a B.), la cacciata dalla magistratura e una raffica di querele e cause per diffamazione dagli altri quattro colleghi della sezione “feriale”.